Al termine di un’escalation di ostilità reciproca, che evidentemente bolliva da tempo sotto traccia e con virulenza superiore alle apparenze, il Consorzio ha querelato e espulso Soldera dopo l’intervista al Corriere della Sera. Tristezza…

Entro nell’argomento con voluto ritardo e solo perchè sollecitato da numerosi amici e lettori.
E premetto che sarò forse banale, perchè la mia opinione sulla vicenda è più o meno la stessa di tanti altri colleghi e gente comune: stupita tristezza.
I fatti li conoscono tutti, perchè hanno fatto in breve il giro del mondo: giorni fa, il consorzio del Brunello di Montalcino ha espulso e querelato il titolare di Case Basse, Gianfranco Soldera, dopo un’intervista (qui) rilasciata al Corriere della Sera. Nella quale il produttore – vittima nel novembre scorso di un gesto vandalico dai contorni ancora non chiari, per cui l’esecutore materiale si è beccato alcuni anni di galera – respingeva con sdegno e insinuazioni (“Volevano donarmi il vino: avrei dovuto imbottigliarlo come mio non sapendo da dove venisse. Proposta irricevibile ed offensiva una vera e propria truffa al consumatore”) l’offerta consortile di fornirgli del vino per far fronte alla mancanza di materia prima, visto che l’attentato era consistito nello sversamento nelle fogne di circa 600 ettolitri di vino, pari alle ultime cinque annate. Si era poi scoperto che alcune bottiglie, anzi parecchie, si erano salvate. Nel frattempo c’era chi aveva sollecitato gesti di solidarietà sostanziale verso il celebre vignaiolo. Tipo però poco socievole, anzi decisamente ruvido ed evidentemente animato da stati d’animo assai più bellicosi del previsto.
Insomma, ne erano nati prima degli acuti mal di pancia, poi tensioni più esplicite, poi forti risentimenti e controrisentimenti personali. Quindi le dimissioni di Soldera dal consorzio. E infine una presa di posizione ufficiale e collettiva di quest’ultimo, sfociata nella querela e nell’espulsione di cui sopra (dettagli qui)
Un’espulsione di cui molti hanno eccepito l’incongruenza e l’inutilità, visto che Soldera era già dimissionario. Ma che proprio per questo ha e vuole probabilmente avere il senso simbolico, dimostrativo, di una rottura netta, insanabile, irreversibile e dagli effetti immediati.
Lungi da me, ora, entrare nel merito di chi ha torto o di chi ha ragione.
Personalmente sono un grande estimatore del Brunello di Soldera e istintivamente mi piace anche la sua scarsa diplomazia. Ma sono pure il primo a riconoscere che l’episodio mantiene aspetti oscuri, che la vicenda delle bottiglie riapparse non è limpidissima e che le accuse di strumentalità rivolte al consorzio sono non tanto e non solo ingenerose e inopportune, nonchè forse inutili, ma soprattutto non provate.
Di contro, l’azione giudiziaria mi pare forse tecnicamente praticabile. Ma a sua volta eccessiva e soprattutto clamorosa in un ambiente che avrebbe, viceversa, massimo bisogno di vivere in almeno apparente tranquillità e fuori dai riflettori.
Insomma quanto accaduto è la prova che molti veleni continuano a circolare nell’ambiente montalcinese, di natura personale e forse economica. E la cosa certamente non giova a nessuno, mentre l’ambiente stava riprendendosi dallo smacco di Brunellopoli, le cui scorie tossiche seguitano a produrre, con ogni evidenza, i loro effetti.
Sono personalmente convinto che ciò accada perchè rimane qualcosa di non del tutto chiarito, sia nella vicenda del 2008, sia in quella del 2012.
Ma è solo una mia impressione: vale per quello che vale, cioè zero.
Qui non posso far altro che constatare che a Montalcino si è acceso un nuovo focolaio di tensione. E che certamente non si spegnerà tanto presto.
Il danno però è assicurato per tutti. E non si può rallegrarsene.