Al G7 Turismo il ministro Santanchè solleva, a ragione, il problema delle false recensioni in rete di hotel e ristoranti. Continua però la sinecura generale verso chi le recensioni vere e oneste dovrebbe scriverle, cioè i giornalisti.
Forse non tutto capita per caso. O forse sì.
Resta il fatto che mentre con rumorosa quanto comica caduta dal pero il mondo dell’informazione enogastronomica (e non solo, a dire il vero) si agita sul quasi secolare problema delle recensioni prezzolate e dell’ampio sottobosco di ambiguità che le accompagna nelle redazioni e nella categoria dei giornalisti, anche il G7 del Turismo, appena conclusosi a Firenze, ha finito per occuparsi dello stesso tema. O almeno del tema parallelo: quello della false recensioni di hotel e ristoranti pubblicati sui cosiddetti portali specializzati. Praticamente, due facce dello stesso fenomeno.
“Al centro dell’agenda di questi giorni – ha detto alla stampa il Ministro per il Turismo Daniela Santanchè chiudendo l’evento fiorentino – anche l’adozione di tecnologie digitali, come l’intelligenza artificiale, intesa come vettore fondamentale per lo sviluppo del turismo in direzione dell’innovazione e della sostenibilità, senza trascurare la sicurezza informatica e la protezione dei dati, prevenendo abusi come le recensioni false“.
Che chi governa si occupi di arginare le notizie farlocche e le reclame camuffate da informazioni, che danneggiano clienti e operatori, è sacrosanto e tanto bene hanno fatto i ministri riuniti in questi giorni a Palazzo Vecchio a affrontare la questione, tanto quanto la Santanchè a ricordarlo.
Il mio senso di ragno, e di giornalista, pizzica però parecchio al pensiero che nessuno, al Governo (come del resto tutti i governi precedenti) si occupi sul serio della madre di tutta la faccenda, cioè di marcare in modo inequivocabile, diciamo pure draconiano, l’ormai indistinguibile soglia che separa chi l‘informazione la fa per mestiere e chi no, chi onestamente e chi no, chi millantando titoli e chi no, chi smarchettando e chi no, chi rispettando le regole e chi no, chi tenendo i piedi in due staffe e chi no, chi coltivando interessi fra loro inconciliabili e chi no.
In altre parole: si è consentito che la recensione intesa come critica giornalistica imparziale perdesse ogni significato, diluendosi in una marmellata mediamente furbesca e compiacente, e ci si preoccupa se poi la gente abbocca alle “recensioni” di Fuffadvisor e le chiama tali?
Giorgia Meloni, Alberto Barachini (Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria), Ordine dei Giornalisti e, perchè no, Daniela Santanchè, per favore, cogliete la palla al balzo e battete un colpo!