La vicenda delle 10 pale eoliche alte 200 metri per 80 previsto nelle Crete Senesi prosegue tra lo sconcerto della gente, che prepara le proprie controosservazioni (qui il modulo), e la sensazione che, come altrove, gran parte dei giochi sia già fatta.
Come cambiano i tempi.
I più anzianotti forse ricorderanno, tra nostalgia e tenerezza, un vecchio disco del 1970 dei Jefferson Starship che, almeno nelle intenzioni, voleva simboleggiare il viaggio ideale verso un nuovo pianeta spiccato sulle ali progressive e luminose della controcultura. Il “movimento” era già al tramonto, eppure l’album si intitolava “Blows against the empire“, alludendo al vento del cambiamento che avrebbe dovuto soffiare “contro l’impero“.
Cinquantacinque anni dopo il vento soffia ancora impetuoso. Forse anche di più. Ma in senso contrario: tutto a favore dell’impero. L’impero della turbospeculazione legata alla vera o presunta rivoluzione green, stavolta nelle sembianze della transizione energetica.
La vicenda è ormai già nota alle cronache (ne ho parlato giorni fa qui): sulle Crete Senesi, uno dei territori paesaggisticamente e non solo più celebrati della Toscana, quelli della famosissima Allegoria del Buongoverno di Ambrogio Lorenzetti affrescata nelle sale del palazzo pubblico di Siena, piove dall’alto un progetto – stando alle carte tutto già “apparecchiato” in sede ministeriale o quasi – di un parco eolico (eufemismo abbastanza pietoso: in realtà un insediamento industriale estremamente impattante sotto ogni profilo) di 10 pale alte 200 metri e larghe 80. Il tutto in un’area rurale, naturalisticamente e geologicamente delicata, con scarse infrastrutture, la Valdorcia da una parte, il Chianti dall’altra, produzioni di pregio, monumenti importantissimi (l’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore) e un’economia precaria basata su turismo, servizi e un’agricoltura già in grande difficoltà.
La notizia piomba sulla comunità e la getta nel panico. Prima quella locale e poi, per cerchi concentrici e via via che la gente si rende conto delle possibili conseguenze, quella circonvicina. La ragione è ovvia: l’impatto non solo estetico e paesaggistico, ma economico e sociale della messa a dimora degli aerogeneratori, come tecnicamente si chiamano, sarà direttamente o indirettamente devastante per almeno metà della provincia senese. Il ribasso pressochè automatico delle quotazioni fondiarie è già scattato. E questo senza entrare nel merito delle ancora più ampie questioni idrogeologiche, sismiche, di assetto del territorio, di inquinamento chimico ed acustico. Tanto per rendere l’idea, i soli sbancamenti necessari per creare una rete viaria per il trasporto in sede dei piloni e delle pale è di per sè una devastazione, inclusi possibili abbattimenti di alberi, case, manufatti che potessero ostacolare il passaggio degli enormi carichi. Dopodichè la messa in opera di ogni singola pala comporterà fondazioni di cemento armato di circa 25 metri di lato per 20 di profondità e relativa palificazione, il tutto affondato nella tenera argilla.
Mi sono già soffermato nell’articolo precedente sulle molte responsabilità e le molte domande – politiche, tecniche e logiche – che vengono da farsi di fronte a un caso del genere.
Ma ora non c’è tempo per cercare le risposte. La priorità, per il Comune di Asciano, qualsiasi altro soggetto o soprattutto i singoli cittadini, è opporsi nei termini (sospettamente) brevissimi concessi dalla normativa (il 29 ottobre) inviando al Ministero e alla Regione, sui quali, in bilico su un tortuso rimbalzarsi di competenze, incombe la responsabilità delle decisioni finali, le proprie osservazioni attraverso l’apposito modulo (via pec a va@pec.mase.gov.it).
Dall’Associazione Amici della Terra, in prima fila nella lotta non all’eolico in sè, ma alla scellerata speculazione che si cela dietro di esso, arrivano alcuni consigli:
– più sono le osservazioni, meglio è: tutti si esprimano.
– devono essere il più personalizzate possibile: niente copia incolla, ognuno deve portare i propri argomenti, anche semplici.
– più le eccezioni sono tecniche o logiche e meno emotive e più comunque sono efficaci, ma ciò non deve indurre a ritrarsi.
– le osservazioni possono essere proposte da chiunque, cittadino del mondo e non dai solo residenti o direttamente cointeressati, che abbia a cuore il destino delle Crete senesi e del nostro paese in generale.
Prevista per martedì 14/10 (riunione alle ore 21, salla delle Piramidi) la costituzione di un comitato di coordinamento.
Nella foto: la città di Orvieto e sullo sfondo le pale eoliche, dalla pagina FB di Vittorio Sgarbi