Spopola in rete, ultimo di una montagna di casi simili, la mandata a quel paese (qui) del proprietario di un hotel di Dublino alla sedicente “influencer” che cercava il solito scrocco di un weekend col fidanzato offrendo all’albergo, in cambio, l’ormai celebre “visibilità“.
Argomento stravecchio per una realtà che, però, non tramonta mai.
La cosa sorprendente è che ci sia ancora chi ci casca e chi si indigna, perchè la categoria dei ciarlatani è sempre esistita e quella dei creduloni pure.
Io, dovendo scegliere, sto coi ciarlatani, perchè la malizia del furbo si può contenere, la stupidità dei coglioni no.
Volete mettere gli acuti di Vanna Marchi con la stolidità degli acquirenti degli scioglipancia?
Certo, chi ha una personalità patologicamente debole o è in stato di difficoltà psichiche va tutelato.
Ma gli altri?
Anche la mia esperienza personale di giornalista offre esempi illuminanti di babbeitudine anche tra persone di successo e quindi, si presume (troppo, in verità), sufficientemente intelligenti.
Non avete idea di quanti chef, produttori di vino, proprietari di albergo, direttori di musei, gestori telefonici, addetti di call center, musicisti, scrittori, artisti, professionisti mi hanno chiesto, una volta saputo il mestiere che facevo, non una recensione positiva o un articolo benevolo (che non avrei scritto, ma sarebbe stato umano mi chiedessero), ma un rating positivo su Tripadvisor e portali similari.
Ci manca altro che, in periodo di campagna elettorale (la quale tanto, poi, a elezioni fatte rimane permanente), qualcuno si inventi il Partitadvisor e l’elettore gli vada dietro.
Ipotesi tutt’altro che peregrina, però: quasi quasi ci faccio un pensierino.