Dalle galline alle due ruote, dal rame alle drupe. L’arte di sgraffignare è un classico dell’italianità, che spesso trova in campagna la sua massima espressione. Come ci dimostra (con le olive a 100 euro/qle) anche la cronaca di questi giorni.

La notizia è stata lanciata ieri dall’Ansa pugliese: “Predoni di olive in Puglia, arresti. BARI, 24 NOV – Cinque persone sono state arrestate, due denunciate e 20 quintali di olive risultate rubate sono state recuperate dai Cc nel corso di controlli compiuti nelle province di Bari e Bat nell’ultima settimana. In particolare, ad Acquaviva delle Fonti un 29enne e un 33enne sono stati sorpresi mentre, attrezzati con aste in alluminio e teli, rubavano 200 Kg di olive. A Trani invece un 27enne, insieme con un complice riuscito a fuggire, è stato bloccato mentre caricava su un’auto 300 kg di olive”.
Qualcuno ne dà la solita spiegazione sociologica (“la fame, il disagio“). Qualcun altro, criminologica (“un paese di impuniti dove ognuno fa quello che vuole“).
Io la do agronomica: in un anno di raccolto pessimo e scarsissimo, con i frantoiani che setacciano l’Italia (vedi qui) alla ricerca di olive decenti da frangere, anche la materia prima diventa un valore. Legge della domanda e dell’offerta, insomma: i frutti scarseggiano e il loro prezzo sale (siamo a 80/100 euro/qle, a prescindere dalla qualità!) fino al punto da invogliare i ladri a rubare ciò che, di norma, si fatica a trovare conveniente raccogliere. E che spesso viene abbandonato sulla pianta.
Non è certo un buon segno, ne convengo. Del resto, se c’è gente che rischia la vita per rubare il rame dalle gronde dei tetti e addirittura dai fili dell’alta tensione
Il fatto di cronaca mi richiama alla mente, però, anche altri ricordi e considerazioni.
La prima è che proprio ieri alla radio ascoltavo la reclame di una catena commerciale per un certo extravergine venduto a 3,80 euro al litro (in pratica l’equivalente di 4 kg di olive). La seconda è che quest’autunno ho visto con i miei occhi numerosi ristoranti, anche d’alto rango, accaparrarsi (giustamente) molto ottimo olio del 2013 visto che quello del 2014 proprio non c’è. La terza è che ho appena scoperto dell’esistenza, a Bitonto, di un’agenzia di “sorveglianza rurale” che fa la guardia agli olivi anzichè alle case.
Il ricordo è invece familiare e riguarda qualcosa avvenuto all’incirca cent’anni fa.
In fattoria c’era un dipendente infedele che, approfittando della fiducia di mio bisnonno, d’inverno si introduceva nell’orciaia e, dopo averli rotti col martello, si nascondeva in tasca grossi pezzi di olio congelato, prendendoli dagli ziri più esposti al freddo. Ma il mio avo non era nè tonto, nè buono. Così si accorse del furto. E una sera, sorprendendo il ladro che usciva dalla cantina, lo invitò bonariamente nel canto del fuoco a bere un bicchiere di vino assieme a lui…