Se n’è andato oggi, dopo una brevissima malattia, quello che è considerato il massimo interprete del Sangiovese di tutti i tempi. Un uomo venuto da lontano e andato anche più lontano. Fin troppo schivo e modesto in un’epoca di star del vino.

Oggi Giulio Gambelli ci ha lasciato. Era nato nel 1925.
Molti prima di me lo hanno già celebrato e molti dopo di me lo faranno meglio. Ne racconteranno l’epopea, la leggenda, le straordinarie quanto innate doti di enologo, le virtù di uomo schietto e all’antica. Se tutti lo chiamavo “bicchierino” e gli riconoscevano i meriti che si tributano agli antesignani, un motivo ci sarà.
E’ praticamente stato il padre del vino toscano come lo conosciamo oggi. Un maestro indiscusso.
Non lo vedevo da qualche anno. Cioè da quando, nella sua natia Poggibonsi, il teatro Politeama lo accolse tra un mezzo migliaio di deferenti spettatori per la presentazione del bel libro dedicatogli da Carlo Macchi.
L’ho conosciuto e l’ho frequentato, ovviamente, ma non starò qui a millantare di esserne stato amico.
Lascio ad altri l’incombenza e il privilegio.
Mi voglio limitare a ricordarlo nei tempi in cui lo conobbi per la prima volta.
Erano gli albori degli anni ’90, preistoria rispetto ad oggi. Con Francesco Bonfio, oggi presidente Vinarius e allora presidente del consorzio Agrisi per la tutela e la valorizzazione dei prodotti agroalimentari tipici senesi, organizzavamo delle “disfide enologiche“: quattro campioni per ciascuno di due grandi annate di due grandi rossi toscani, assaggiati e giudicati alla cieca da un panel composto da enologi e giornalisti specializzati. “Disfide” contestatissime, va da sè, perchè a nessuno, produttori e consorzi in testa, andava di mettersi in gioco in una degustazione assolutamente bendata. E anche fra i giurati qualche incertezza serpeggiava. Ovviamente ne faceva parte pure Giulio Gambelli.
L’unico che non si è mai scomposto e che anzi, si è esposto a chiare lettere nel commentare gli assaggi, i pregi, i difetti, i paragoni fu sempre proprio lui.
Prendeva la parola, diceva la sua concisamente, senza cerchiobottismi, e passava il microfono.
Niente divismi, niente pose.
Molto Giulio e pochissimo divo.
I funerali si svolgeranno giovedì 5 gennaio alle ore 15 presso la Chiesa Collegiata di Poggibonsi