di LORENZO COLOMBO
Colli del Trasimento Doc Rosso del Duca 1990 Villa Po’ del Vento: è dura confidare in un vino di 35 anni, nato per essere bevuto a breve, col tappo sbriciolato e un colore inquietante. E invece…
Anche questa volta è stata un’impresa ardua arrivare a scegliere un vino per la rubrica del sabato InvecchiatIGP: abbiamo scartato un Pinot Nero Umbro del 1999 e poi un Valtellina Superiore del 2000 prima di giungere al Colli del Trasimento Doc “Rosso del Duca” di Villa Po’ del Vento.
Azienda e vino dei quali abbiamo faticato molto a trovare traccia, le poche informazioni disponibili sul web sono infatti quelle del sito www.cantinedelvino.it dove possiamo leggere Villa Po’ del Vento è una cantina che si trova a Città delle Pieve, in provincia di Perugia.
Mentre maggiori notizia le abbiamo reperite su lavinium.it dell’amico Roberto Giuliani, che ne ha scritto nel lontano settembre 2002 e che in quell’occasione ha degustato anche il Rosso del Duca dell’annata 1994, tra l’altro valutandolo assai bene.
Dal sito di Giuliani apprendiamo che si tratta di un blend tra Sangiovese, Ciliegiolo e Gamay, null’altro.
Tornando alla nostra bottiglia dobbiamo dire che l’inizio non è stato promettente, 35 anni per un vino sono tanti, soprattutto se quel vino non è stato progettato per un lungo invecchiamento.
Le difficoltà sono sorte già al momento della stappatura con il tappo di sughero che si è letteralmente sbriciolato e a nulla è valso il tentativo di usare un cavatappi a lamelle, tanto che alla fine abbiamo dovuto filtrare il contenuto della bottiglia nella quale erano finite numerose briciole.
Alla vista si è presentato come d’altronde ci aspettavamo, ovvero con un colore tendente al mattone e con un’unghia tra l’aranciato ed il giallo scuro, in pratica nulla di buono.
All’olfatto però nessuna nota stonata d’ossidazione ma unicamente sentori terziari dati dall’evoluzione che ci hanno ricordato le radici e le prugne cotte, le noci e la china, il tutto con una media intensità.
Alla bocca il tannino è netto, deciso, quasi astringente, da qui probabilmente la tenuta nel tempo del vino che però appare un poco vuoto, i sentori percepiti rimandano nuovamente alle radici ed alle prugne cotte mentre la sua persistenza è ancora buona.
Nulla di eclatante alla fine, ma non dimentichiamo che sono trascorsi 35 anni dalla sua vendemmia.
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