di LORENZO COLOMBO
Opitz One 2000 Schilfwein, Willi Opitz: letteralmente vuol dire “vino di canna”, perchè l’uva di Zweigelt viene fatta appassire sulla canna palustre. Dolcissimo, potrebbe essere un Trockenbeerenauslese e ricorda certi Porto.
Dopo aver lavorato per anni presso una compagnia alimentare internazionale, nel 1995 Willi Opitz – assieme alla moglie Maria – decide di mettersi a produrre vino.
L’azienda si trova a Illmitz, nel pressi del Neusiedlersee, nel Burgenland, e sin da subito suoi i vini ottengono notevoli riconoscimenti a livello internazionale. Oggi Willi viene considerato uno tra i migliori produttori austriaci ed è molto richiesto come relatore e consulente in diverse regioni, dalla Transilvania e l’Armenia.
Ma Opitz è anche e forse soprattutto conosciuto come l’inventore dello Schilfwein (letteralmente vino di canna), ottenuto tramite l’appassimento su canne palustri di uve Zweigelt dove i grappoli rimangono da sei a otto mesi sotto polytunnel.
L’uva viene quindi pigiata con piccole presse manuali. A causa dell’elevato contenuto zuccherino la fermentazione si protrae per diverse settimane, dopo di che il vino s’affina parte in vasche d’acciaio e parte in barriques. Si tratta in pratica di un vino con le caratteristiche di un Trockenbeerenauslese, anche se questo non viene riportato in etichetta.
Il colore è quello della tonaca di monaco inteso, con unghia ambrata, viscoso nel bicchiere.
Mediamente intenso al naso, dove si colgono sentori di liquore alla liquirizia, sciroppo al caffè, caramello, carruba, miele di castagno, ciliegie sotto spirito.
Intenso e pastoso al palato, amplissimo e dolcissimo (la bassa gradazione alcolica -11,5% – fa sì che lo zucchero residuo sia assai elevato), ricorda il miele di castagno, il liquore al caffè, la marmellata di prugne, i fichi cotti al sole, il cioccolato, lunghissima la sua persistenza.
Un vino decisamente particolare che per alcuni versi ci ha ricordato alcune tipologie di Porto.
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