Il festival è finito e se ne parlerà per settimane. Il bello è che nessuno capisce perchè.

Sono le 1 e 20 di notte e apprendo da Fb che tale Emma ha vinto il festival di Sanremo. Il social network trabocca di commenti. Il corriere on line dedica da ore i titoli di apertura allo storico evento, mentre in quelli sotto campeggiano le farfalline di Belen e le trasparenze di Ivanka.
Io invece sono tormentato da anni dallo stesso interrogativo: ma quale mostruosa e occulta potenza è in grado di mettere in moto una macchina mediatica come questa, capace di ipnotizzare e far parlare di sè per settimane decine di milioni di italiani normalmente sani di mente? Come può qualcuno, e con quale tornaconto, oscurare per giorni la cronaca mondiale per concentrarla su uno spettacolo così prevedibile, ripetitivo, conformista e banale, pieno di pistolotti buonisti e di ideologie da accatto?
Mistero.
Non può essere l’industria discografica, ridotta ormai ai minini termini. Non può esserlo la scalcagnata Rai, che è già incredibile riesca a vendere in mondovisione questa pantomima divertente al massimo per essere oggetto di dileggio.
La moda? Non credo, non ho visto gli sponsor e le griffe viste altre volte. La politica? Il KGB? La Spectre?
Boh.
Eppure ogni anno, a febbraio, va in scena col botto questo Bignami del provincialismo made in Italy, dove tutto è un po’ in ritardo, appena fuori moda, e scimmiotta quanto altrove è già storia: nella musica, nella scenografia, nello stile, nei modi.
Non c’è dubbio: il più grande mistero dopo il Big Bang è Sanremo.
Per lo spettacolo, è meglio organizzarsi.