di LORENZO COLOMBO
A Gussago (il paese della Franciacorta dove lo spiedo è addirittura una De.Co.) ecco un locale zeppo di vini del territorio e di piatti fuori menu, dai quali abbiamo attinto volentieri.

 

Siamo a Gussago, paesotto situato nella zona est della Franciacorta dove troviamo ben tre vini a denominazione di origine: la Docg Franciacorta e le Doc Curtefranca e Cellatica.
Gussago è anche uno dei due comuni – l’altro è Serle – dove il piatto principe dell’autunno bresciano, ovvero lo spiedo, ha ottenuto la De.Co., ovvero la denominazione comunale d’origine voluta da Veronelli.
Ci siamo venuti a testare l’Antica Trattoria Piè del Dos, in frazione Piedeldosso (dalla quale deriva il nome): ci si arriva da una viuzza e abbiamo trovato una doppia insegna, la prima in alto sul muro esterno dello stabile e la seconda sopra il portone di un cortile, a indicarci che eravamo arrivati alla meta. In cortile c’è grande porticato dove, presumiamo, durante la bella stagione dev’essere piacevole pranzare.
Una gentile ragazza ci porge la carta dei vini,  i menù e ci informa inoltre sui piatti fuori lista.

La prima è curata ed interessante, con una notevole presenza di etichette lombarde e del territorio bresciano. Oltre ai numerosi vini di Franciacorta troviamoanche prodotti di denominazioni cosiddette minori, come Botticino e Capriano del Colle. Curiosamente, però, non abbiamo trovato nessuno bottiglia della Doc Cellaticazona, dove in effetti ci troviamo.

Nell’attesa ci viene servito un tortino di verdure che ben ci predispone bene al pranzo che seguirà.

Tra i fuori menù ci colpiscono gli gnudi di patate viola e farina di castagne conditi con ciccioli ed una crema di bagòss, formaggio quest’ultimo prodotto nel comune di Bagolino e caratterizzato dalla presenza di zafferano.

Oltre a questo piatto, decisamente molto buono (siamo in due), la scelta cade sui curiosi spaghetti cacio e pesce, rivisitazione assai azzeccata del tipico piatto romano con l’aggiunta di agoni, le sarde del vicino lago d’Iseo, sia essiccate – come s’usa a Montisola – che fresche ed anche questo piatto ci risulta assai gradito.

Come secondi optiamo per la pancia di maialino cotta a bassa temperatura (sempre fuori menù) e la frittura di quinto quarto, ovvero frittura d’interiora: lingua, cervello e trippa, piatto curioso e molto interessante, anche se la trippa ci è parsa leggermente secca ed un poco salata.

Accompagniamo il tutto con un vino altoatesino, ovvero la Schiava Sonntaler della Cantina di Cortaccia e troviamo l’abbinamento coi piatti più che azzeccato.

Chiudiamo il nostro pranzo con il caffè, servito accompagnato da piccola pasticceria.

Onesto il prezzo pagato, tanto che pensiamo di tornarciper assaggiare qualche altra specialità del territorio.

 

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