di LORENZO COLOMBO
Assaggio di 5 vini della cantina fondata dal discendente dei dogi Pietro Loredan e di Ronco Blanchis: ambedue rilevate da Giancarlo Palla e oggi condotte dal figlio Lorenzo.
Già qualche anno fa avevamo scritto del Venegazzù Cru Monopol della Doc Asolo Montello di Loredan Gasparini, andando a tracciarne la storia e riportando quanto ne scrisse nel lontano 1967 André Louis Simon nel suo Wines of the World: “In questa zona è stato prodotto per decenni uno dei più fini vini d’Italia, il Venegazzù, del conte Piero Loredan, fatto con Cabernet franc, Cabernet sauvignon, Merlot, Malbec e Petit verdot, che viene invecchiato per tre anni in fusti”.
L’azienda fu fondata nel 1951 dal conte Piero Loredan, discendente del Leonardo Loredan già Doge di Venezia. Dopo essere stato a Bordeaux, decise di mettere a dimora sul Montello i vitigni conosciuti là, ovvero Cabernet sauvignon e Franc, Merlot e Malbec, dai quali poi sarebbe nato dapprima il Venegazzù e successivamente il Capo di Stato. Nel 1973 l’azienda viene acquistata da Giancarlo Palla, il quale pensa che il territorio del Montello sia adatto anche alla produzione di spumanti, che compra anche la Tenuta di Giavera del Montello e nel 1976 inizia a produrre, oltre al Prosecco, un Metodo Classico. Negli anni Novanta entra in gioco suo figlio Lorenzo che, dopo aver visitato le principali zone viticole del mondo, abbraccia un nuovo indirizzo agronomico coinvolgendo dapprima i preparatori d’uva Simonit e Sirch e successivamente adottando l’Indice Bigot per valutare il potenziale qualitativo dei vigneti.
Ultimo passo – almeno per ora – è stato nel 2001 l’acquisto di Ronco Blanchis a Mossa, nel Collio goriziano, la cui conduzione è affidata a Gianni Menotti. Si coltivano solo vitigni a bacca bianca, Friulano, Malvasia, Ribolla Gialla, Pinot Grigio e Sauvignon.
Attualmente l’azienda dispone di 60 ettari di vigneti nel Montello, 30 a Venegazzù (principalmente uve a bacca rossa) e 30 a Giavera del Montello (quest’ultima tenuta acquistata negli anni Settanta e desdtinata ai vitigni a bacca bianca, Glera in primis, ed alla produzione di spumanti) per una produzione annuale di circa 400.000 bottiglie, più le 50.000 ricavate dai 12 ettari di vigneti del Collio. In totale 13 etichette per sette vini rossi, cinque bollicine e un bianco.
Abbiamo avuto l’opportunità di assaggiarne alcune. Eccole.
Docg Asolo Prosecco Superiore Extra Brut “Cuvée Indigena” 2023
Le uve, Glera in purezza, provengono da un vigneto messo a dimora nel 1975 la cui densità d’impianto è di 2.500 ceppi/ha e la cui resa è di 120 q.li/ha. La produzione prevede una singola fermentazione: dopo una pigiatura soffice il mosto viene posto direttamente in piccole autoclavi dove rimane per circa sei mesi. La lenta fermentazione da lieviti indigeni selezionati in azienda, che s’arresta spontaneamente, darà un vino che, a seconda delle annate, avrà un residuo zuccherino diverso e che, nel caso del vino in assaggio è inferiore ai 6 gr/l, collocandolo così nella tipologia degli Extra Dry.
Color giallo paglierino di discreta intensità, l’effervescenza quasi non si nota nel bicchiere.
Media la sua intensità olfattiva, percepiamo sentori di frutta a polpa gialla, mela e pesca gialla.
Intenso al palato, cremoso, sapido e succoso, si ritrovano le tipiche note date dal vitigno, ovvero una pera Williams matura, lunga la sua persistenza.
Collio Friulano 2022
Le uve provengono dai due ettari di vigna posti sulla collina di Blanchis, dove il suolo è composto dalla tipica Ponca del Collio composta da marne eoceniche e arenarie, allevato a Guyot con una densità di 4.830 ceppi/ha dà una resa di 65 q.li/ha, per le particolari caratteristiche climatiche di questa vigna i grappoli vengono attaccati dalla Botrytis Cinerea che conferisce un particolare e riconoscibile sapore al vino. Fermentazione ed affinamento avvengono in vasche d’acciaio dove il vino sosta per sei mesi, 8.000 le bottiglie prodotte.
Color giallo paglierino luminoso. Mediamente intenso al naso, fresco, pulito, verticale, vi cogliamo sentori di frutta a polpa gialla e d’erbe officinali. Dotato di buona struttura, asciutto e sapido, si colgono note di frutta a polpa gialla e di pesca sciroppata, buona la sua persistenza. Un vino particolar e notevole qualità.
Doc Montello Venegazzù “Della Casa” 2019
Primo vino prodotto dal Conte Loredan nel lontano 1951, composto in maggior parte da Cabernet sauvignon (65%) con una buona presenza di Merlot (30%) e piccole percentuali di Cabernet franc (nell’annata 2019 non è stato utilizzato il Malbec, vitigno solitamente presente in piccola percentuale). Le uve provengono da quattro distinti vigneti esposti a Nord-Sud a 110 metri d’altitudine su suoli ricchi di ferro, le vigne hanno 25 anni d’età e danno una resa di 90 q.li/ha.La fermentazione si svolge in vasche d’acciaio e l’affinamento avviene in botti di rovere di 25 e 50 ettolitri dove il vino sosta per 30 mesi.
Granato profondo e luminoso il colore. Buona la sua intensità olfattiva, un poco austero, frutta a bacca scura, speziato, sentori di sottobosco e radici, legno ancora un poco percepibile. Discretamente strutturato, asciutto, austero, trama tannica importante ma ben amalgamata, frutta a bacca scura, radici, spezie scure, legno ancora un poco da integrarsi, lunga la sua persistenza.
Doc Montello Venegazzù Superiore “Capo di Stato”
Nato nel 1964, è frutto di un blend tra Cabernet sauvignon, Merlot, Cabernet franc e Malbec, vitigni selezionati dai vigneti più vecchi tra i quali spicca la vigna denominata “Le 100 piante”, messa a dimora nel 1946. Le vigne si trovano a 110 metri d’altitudine su suoli ricchi di ferro e per questo denominati “ferreto”, la densità d’impianto è di 3.000 ceppi/ha per la vigna più vecchia e di 4.800 ceppi/ha per quella messa a dimora negli anni ’80, l’esposizione è Nord-Sud e la resa è di 65 q.li/ettaro. La vendemmia s’effettua da metà settembre ad inizio ottobre, a seconda delle varietà, l’affinamento del vino, per una durata di 30 mesi, si svolge per il 60% in botti da 25 ettolitri e per il 40% in barriques nuove.
Due le annate degustate di questo vino, assai diverse tra loro, note più calde e morbide nel vino del 2019 che pare più pronto (ci è piaciuto moltissimo), più austero e probabilmente non ancora perfettamente compiuto quello del 2017.
- 2019 – Profondissimo e luminoso il colore. Molto intenso al naso, balsamico, note dolci, spezie dolci e legno dolce, liquirizia, elegantissimo. Buona la sua struttura, succoso, frutta a bacca scura, spezie, bella trama tannica, sentori di liquirizia, perfetto l’equilibrio tra le varie componenti, lunga la persistenza. Vino dalla notevole qualità.
- 2017 – Profondissimo il colore, leggermente più intenso rispetto al precedente vino, ancora vivissimo, unghia purpurea.Più intenso anche all’olfatto, più austero, presenta note più scure, radici, spezie scure.Asciutto, austero, presenta leggere note selvatiche, legno ancora un poco in evidenza, lunga la persistenza.
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