di CARLO MACCHI
Intervista a Filippo Antonelli, produttore di Sagrantino, presidente del Consorzio Montefalco e titolare del Castello di Torre in Pietra, attivo soprattutto sul mercato romano, uno dei più danneggiati dalla pandemia.
A Montefalco: che differenza avete visto, come vendite, tra la prima e la seconda ondata?
I mesi di aprile e maggio 2020 sono stati drammatici. Ad aprile avemmo un calo del 70% e a maggio del 50%. Riferisco i miei dati, ma cantine amiche e associate hanno confermato praticamente le stesse cifre. Per quanto riguarda la seconda ondata, proprio questogennaio 2021 è un mese difficilissimo, più complicato di dicembre. E’ comunque presto per fare un bilancio. Nel complesso l’annata 2020 non è stata così drammatica, perché a gennaio era partita bene e in estate abbiamo recuperato molto. Sicuramente si sono vendute più bottiglie di fascia media e bassa che non di fascia alta, però la sensazione generale è che guardando all’anno intero non ci sia stata una drastica diminuzione.
Dunque la seconda ondata è stata tremenda ma eravate più pronti e organizzati.
Si, molti si sono fatti il proprio shop online e magari cercato e trovato qualche altro canale e sistema di vendita.
A Montefalco sono tutti produttori piccoli o medi, da canale HORECA: la commercializzazione è cambiata?
Sono aumentate molto le vendite via internet. Inoltre, anche se il nostro mercato principale è l’Horeca, molti di noi sono anche nella GDO umbra. Questo settore non è cresciuto molto perché lavorava principalmente col turismo e con gli americani che si riempivano i carrelli, però è servito per diversificare. Ribadisco che sono cresciute molto le vendite online tramite i più grossi distributori nazionali. Inoltre, dopo la riaspertura di maggio, la ristorazione ha funzionato molto bene: in Umbria non si è mai lavorato tanto come l’estate scorsa, con le località più famose piene di turisti e i ristoranti tutti prenotati. In prevalenza erano italiani, che però hanno speso quasi come gli americani. Giudicando dalle fascette, c’è stato un aumento importante delle vendite dei vini bianchi e una diminuzione nei vini rossi di quasi il 15%.
Il Sagrantino è vino importante, strutturato. Come si vende ora? Il Montefalco Rosso può subentrare?
Partiamo dai bianchi, Trebbiano Spoletino e Grechetto: entrambi mi hanno dato una grande mano, come il Montefalco Rosso, che oramai da tempo è il vino di Montefalco più venduto. Oramai siamo sui tre milioni di bottiglie, mentre per il Sagrantino siamo sul un milione.
Qual è il miglior pregio di un produttore di vino in epoca di covid?
La diversificazione! Per noi ad esempio è stato basilare avere un database con gli indirizzi dei clienti, a cui abbiamo telefonato, quasi coccolandoli. Poi, avere clienti sia in Italia che all’estero è fondamentale. Non dobbiamo essere in un solo mercato. Bisogna essere diversificati sia come sbocchi che come tipo di clientela.
E il peggior difetto?
In epoca di Covid, fare vini non serbevoli.
Quali tipologie di vini pensi potranno superare meglio la crisi da Covid e come si può inserire Montefalco?
Non saprei. In periodo di Covid mi viene da dire che si stappano meno bottiglie importanti perché non si possono condividere con gli amici. Per il futuro proprio non saprei.
Come presidente di Consorzio hai potuto rapportarti con le autorità, come valuti il loro operato?
Le misure prese non sono state niente di straordinario, ma è comprensibile. In generale non credo abbiano agito male, anche il fatto di aver bloccato i mutui non è stato molto, ma a qualcosa è servito.
Tema a me caro, le bottiglie pesanti. Ma una bottiglia per Sagrantino leggera e poco inquinante?
Il problema è trovare bottiglie che all’aspetto sembrino importanti ma pesino poco. Metterla come opportunità a livello di disciplinare si può fare, ma non vedo facile renderle obbligatorie.
Si tratterebbe magari di proporle come opzione, non di renderle obbligatorie.
Su questo hai ragione, si potrebbe lavorare con una vetreria per trovare una bottiglia importante ma leggera. Come presidente del Consorzio potrei proporre la cosa.
Veniamo a Torre in Pietra. Come è cambiato il mercato a Roma col Covid?
Roma ha risentito molto di più dell’Umbria, perché non ha avuto il turismo nazionale, scomparso quest’estate dalle città d ‘arte. Per assurdo a Roma hanno funzionato più i locali di periferia che quelli nella zona centrale.
Cosa hai fatto per adattarti alla situazione?
Per quanto riguarda Torre in Pietra, dato che i nostri clienti sono per il 50% in zona Roma, siamo andati a portargli il vino a casa, gli abbiamo fatto delle offerte interessanti e la cosa ha funzionato.
Cosa prevedi per il futuro del vino su Roma
Non lo vedo male! Per quanto riguardo Torre in Pietra in particolare lo vedo abbastanza roseo, perché negli ultimi anni i vini del Lazio sono ritornati abbastanza appetibili.
E sull’Italia?
Cresceranno le vendite online e per questo i produttori dovranno monitorare i prezzi per evitare di vendere a prezzi troppo alti o troppo bassi rispetto alle vendite non online. Ormai questo è un lavoro nuovo che noi stiamo facendo e dovremo continuare a fare.
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