Tutti,  compresi il neonato comitato e i sindaci del circondario, contro l’ecomostro di Asciano: 10 pale che incombono sul paesaggio del Buongoverno. Ma è lotta contro il tempo: l’iter tecnico-burocratico avanza inesorabile.

 

Tra i molti commenti raccolti in giro nei giorni scorsi tra addetti ai lavori e gente comune, a proposito del “parco eolico” di 10 pale alte 200 metri previsto nel mezzo a una campagna famosa, bella e fragile come le Crete Senesi – oltretutto in una zona priva di vento o quasi – ci sono un paio di frasi rivelatrici capaci, forse meglio di qualsiasi altra, di spiegare il senso di un progetto che, carte alla mano, non pare averne alcuno.

La prima è: “Ciò che si vuole è fare l’impianto, anche se esso non sarà mai in grado di produrre energia elettrica“. La seconda è: “Senza vincoli si perde“.

In altre parole, non è un caso che, per dar vita a un’operazione con evidenti fini speculativi (ancorchè formalmente lecita, sia chiaro), come quella di costruire, su un’area di 600 ettari, dieci generatori da 72 MW sfruttando finanziamenti e incentivi comunitari, sia stato scelto un luogo rurale di scarso peso economico, politico e demografico, nonchè clamorosamente indifeso sotto il profilo degli strumenti di tutela. Nel munitissimo territorio senese, pieno di eccellenze e di siti Unesco, le polverose e pur celebrate Crete erano insomma, sotto quell’aspetto, un punto debole, un ventre molle: e infatti proprio qui il Gruppo Visconti, società milanese specializzata dello “sviluppo di impianti di energia alternativa, dove il focus rimane l’ importanza di valorizzare il territorio e la natura” (così recita il claim riportato sul sito aziendale), ha deciso di colpire.

Sul piano tattico e strategico, una mossa ineccepibile.

Ed è per questo che l’altroieri, a margine dell’assemblea ascianese che ha segnato la nascita del comitato civico contro l’impianto eolico, circolava anche una domanda: ma possibile che su un territorio come questo davvero non gravi alcun vincolo e che, negli ultimi quarant’anni, nessuno abbia pensato a istituirlo?

La risposta, purtroppo, è no: non c’è alcun vincolo. E dunque son dolori.

Quello di Asciano, sebbene abbastanza clamoroso vista l’importanza del contesto culturale e paesaggistico in cui si colloca, non è del resto il primo caso in Italia di un progetto di centrale eolica contestata per ragioni di opportunità e di merito. Negli ultimi anni risulta che, la sola Visconti, di progetti simili ne abbia presentati quasi un migliaio, sparsi per la penisola. Con un disegno chiaro: visto l’alto numero di domande, le scorciatoie procedurali concesse per il Pnrr e la scelta di siti ad hoc facilmente aggredibili, qualcuna delle proposte è di sicuro destinata ad andare in porto e pertanto, con ogni evidenza, il gioco vale la candela.

Da qualche giorno – ha commentato il sindaco Fabrizio Nucci – anche noi di Asciano siamo membri dell’associazione dei comuni no-eolico, un gruppo che raccoglie circa trecento primi cittadini in lotta contro questi ecomostri“.

A suo sostegno, e invocando l’unità di intenti a difesa del comprensorio, i sindaci dei vicini comuni di Rapolano, Trequanda e Buonconvento, in attesa che altre amministrazioni locali si pronuncino e che la Regione, nella persona del rieletto governatore Eugenio Giani, prenda un’esplicita posizione.

Ma è lotta contro il tempo e contro un intrigo di norme che è espressamente concepito per agevolare il più possibile l’accesso ai fondi PNRR e quindi per ridurre al massimo le more e gli ostacoli formali al raggiungimento dell’obbiettivo. Una realtà legalmente e tecnicamente complessa con cui il comitato dovrà misurarsi e per la quale dovrà dotarsi con sollecitudine di professionalità (e quindi anche di risorse finanziarie) adeguate.

Scadevano intanto ieri i termini per la presentazione delle controdeduzioni tecniche del comune alla Regione Toscana, la quale dovrà poi redigere il documento di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) su cui sarà chiamato a pronunciarsi il MASE. Scadono invece il 29 ottobre quelli per l’invio allo stesso MESA delle osservazioni (qui il modulo) da parte di qualsiasi altro soggetto interessato: cittadini, associazioni, enti. Osservazioni quantomai importanti perchè, come spiegano gli esperti, se da un lato esse senza dubbio si contano, e quindi sarà opportuno siano le più numerose possibili, dall’altro anche si pesano. Saranno quindi determinanti l’autorevolezza del proponente nonchè lo spessore e la pertinenza delle contestazioni addotte.

Donde lo sforzo di divulgazione, di sensibilizzazione, di approccio coi media, di creazione di reti, di messa in moto di rapporti e di solidarietà a cui il neonato comitato è chiamato celermente ad applicarsi.

Stando ben attento però a non cadere in una trappola forse più occulta, ma non meno insidiosa delle pastoie burocratiche ministeriali e comunitarie, un trabocchetto ben dissimulato ma di cui, al di là della levata di scudi bipartisan, si intravedono i contorni: la contaminazione politica e le strumentalizzazioni, tanto furbesche quanto miopi, verso le quali essa fatalmente tende e che rischierebbero di incrinare in modo irreparabile il fronte nel no.

Un altro punto debole di cui, con ogni probabilità, nelle stanze alte del Gruppo Visconti sono perfettamente consapevoli.