“5951, che vorrà dire?”.

Dopo aver passato un pomeriggio a sfrascare tra ombrosi anfratti, scoprendo che sotto a dove pensavi ci fossero terra e muschio c’erano invece i resti di un muro settecentesco, e dopo aver scavato a mano tra quei resti per cavarne antichi mattoni ne trovi uno, murato in mezzo agli altri, con un numero inciso sopra, 5951 appunto, qualche domanda te la fai. Soprattutto se qualche giorno prima ne avevi trovato un altro con scritto 1796.
Poi ti guardi intorno, guardi il mattone e lo capovolgi: 1595.
Tutto torna.
Come un monito, le cose riaffiorano. E se non cogli l’avviso, dopo ne affiorano altre.
Così io continuo a fare finta di non cogliere e loro continuano ad emergere, consapevoli che dureranno più di me.