Penultima giornata del 44° Vinitaly veronese, la kermesse gattopardesca dove tutto rimane sempre uguale a se stesso (e alla fine ci va pure bene). Dagli stand giungono messaggi interlocutori, tra incerte delusioni e perplesse speranze. E’ ancora presto però per fare bilanci. Proviamo allora, nel frattempo, a farci quattro risate.
V come Vinitaly, naturalmente. Ma anche come vino, come Verona, come Valpolicella, come Vermentino, come Viognier, come vendemmia, come velenitaly, come verità (sempre scomoda da dire e ancor più dd accettare) e come vaff……o. A chi? Siccome i destinatari sono troppi, lascio a ciascuno la facoltà di scegliere chi gratificare del simpatico invito. Io ho un’ampia scelta.
I come Italia, è ovvio. Ma anche come incertezza (sul futuro), come indecisione (sul da farsi), come incapacità (di fare troppe cose: ad esempio, da parte degli organizzatori, di impedire l’afflusso alle gite scolastiche in cerca di emozioni etiliche già il venerdì mattina?), come insopportabile (ad esempio le transumanze dei cacciatori di cicchetti), come invidia (ad esempio dire che tutto va bene perchè al vicino va male quanto a te), come infernale (ad esempio il traffico, vedi lettera T), come idiota (vedi la voce V di cui sopra).
N come nessuno: un pronome usatissimo in questi giorni per sottolineare le scarse presenze in certi padiglioni e/o l’interesse di certe iniziative o convegni. Ma anche come notizia (l’oppio dei giornalisti, vera o presunta che sia), come navetta (c’è ma pochi la prendono: un po’ per pigrizia e un po’ perchè resta comunque imbottigliata), come novità (ammesso che ce ne siano, non sono mai abbastanza).
I come inutile: è, ahimè, il Sol, ovvero il Salone Internazionale dell’extravergine. Una sub fiera che sembra sempre più fare da riempitivo e che pare avere sempre meno a che fare con il vino e il Vinitaly. Una soluzione occorre subito, diversa però da quella attuale, deprimente e penalizzante. Ma anche come internet (è proprio vero, il vino corre sub web). A proposito: visto che quest’anno gli accrediti telematici dei giornalisti hanno funzionato egregiamente, evitando il tradizionale intaso mattutino, perchè con l’accredito medesimo non fornire già anche ID e password per accedere ai pc dell’ufficio stampa ed impedire che l’intaso evitato prima si ricrei al desk?
T come traffico, purtroppo. Un problema forse ormai insolubile per il reciproco incastrarsi di questioni urbanistiche, logistiche, fieristiche, viabilistiche e automobilistiche, a meno dell’adozione di radicali soluzioni balistiche (bombardamento a tappeto dell’area?). Ma T anche come tappo (delle strade, oltre che delle bottiglie), come tensostrutture (mah…) e come tonto. Risus abundat in ore stultorum, come dicevano i latini, o stulti abundant in ore vinum tenentes, come maccheronicamente diremmo noi? La risposta è consequenziale: fate vobis.
A come aria che tira (cioè non buona, ammettiamolo). Ma anche come atroce (a caval donato non si guarda in bocca e il dettaglio è irrilevante, è vero, ma la bruttezza della borsetta con la cartella stampa era effettivamente atroce: “roba da checca anni ’70” pare l’abbia definita un collega), come agricoltura, come a vite (nel senso di capsula), come azzardo (nel senso di gioco delle tre carte allestito dai soliti mariuoli tra i corridoi dei padiglioni: quest’anno non se ne è vista traccia, bene!).
L come lascivia. Quella suscitata nei pensieri dei maschietti dalle copiose misees scollacciate, complice il caldo, ostentate dalle piacenti (e a volte, ahiloro, meno piacenti) signorine che si aggiravano ancheggiando tra gli stand. Banale ma sicuro. Ma anche come Lagrein, come largo (i corridoi della fiera quest’anno parevano più larghi: colpa della poca gente o dell’ampio spazio lasciato libero dagli assenti e/o ridimensionati?), come lungo (il Vinitaly è lungo: mi chiedo come possano resistere i colleghi che restano 5 giorni), come ladro (ognuno pensi a chi vuole: io penso sempre ai panini dell’autogrill).
Y come yes, we can. We can cosa? Un sacco di cose. Sopravvivere alla fiera, riuscire a non parlarne male, sopportare la faccia tosta dei falsi giornalisti e la prosopopea degli anti-giornalisti, raggiungere l’albergo dopo 90 minuti di coda, trovare vini interessanti, incontrare gli amici e concedersi un po’ di cazzeggio. Ma anche come yankee: complice il ribasso dell’euro rispetto al dollaro, più che la presunta “ripresina” statunitense, pare che gli americani abbiano ricominciato a comprare vino. Speriamo che sia quello giusto…