Nella storica fattoria già Piaggio-Agnelli di Montopoli, sulle Colline Pisane, una verticale (1995-2019) del vino-bandiera, un 100% Syrah “cullato” da Federico Staderini: il Varramista Igt Toscana Rosso.

 

Si dice Varràmista, con l’accento sulla seconda a. L’ingresso è sormontato dal viadotto della Fi-Pi-Li ed è andata pure bene, perchè il progetto originale doveva tagliare la tenuta in due. E non si trattava di una tenuta qualunque: già proprietà Piaggio, poi passata agli Agnelli col matrimonio tra Antonella Piaggio e Umberto e divenuta il buen retiro del figlio Giovannino prima della malattia. Fu lui a ridare slancio alla produzione vinicola. Poi le cose hanno preso la piega che hanno preso e alla fine del gran giro finanziario tutto è rifluito (390 ettari di tenuta, villa cinquecentesca, cantina e poderi riconvertiti in agriturismo di lusso) nella fondazione di famiglia degli ex industriali del motociclo.

In tale bailamme, durato oltre trent’anni e che ha avuto, per forza di cose, alti e bassi, una sola cosa è rimasta ferma: il Syrah piantato nelle vigne. Frutto del reinnesto di un vigneto del 1972 di Chianti a cui sono seguiti nuovi impianti fino al 2007. In tandem col Sangiovese e Merlot prima e dal 2003 da solo poi, quest’uva dà vita al Varramista Igt Toscana Rosso. Un vino-bandiera, lo potremmo definire. Dal 1989 “figlio” di Federico Staderini.

A lui il compito di guidare una grande degustazione verticale a cui abbiamo avuto il privilegio di partecipare. Quindici annate, dal 1995 al 2019. Scelte con coraggio perchè selettive non solo del buono in assoluto, ma dei periodi, dei mutamenti di gestione aziendale, di stile e climatici. Ne è uscito un quadro affascinante e pieno di sfumature, capace davvero di rendere l’idea della continuità nella discontinuità. Esattamente quello che simboleggiava la splendida e lucente Vespa d’epoca piazzata al centro della sala: come il Syrah aziendale, una sorta di focus catalizzatore in grado di andare oltre il tempo e i suoi sfasamenti.

Perchè gli sfasamenti ci sono stati eccome: “Negli anni ’90 – ha esemplificato Staderini – qui era tassativo che la vendemmia cominciasse il 17 settembre, mentre oggi il 15 di quel mese abbiamo già terminato la raccolta. E se in assaggio oggi non abbiamo nessun vino dal 2006 al 2012 è perchè, a nostro giudizio, si trattava di millesimi non rappresentativi del nostro stile, anche se magari meritevoli. In questo lavoro ci vuole umiltà e consapevolezza, fare un passo alla volta, con un auspicio di ritrovarci nel 2041 per riassaggiare la 2018 per vedere quanto i raspi abbiano favorito l’evoluzione del vino».

 

Ecco la serie degli assaggi: 1995 -1996 -1998 – 2000 – 2001 – 2002 – 2003 – 2004 – 2005 – 2012 – 2013 – 2015 – 2016 – 2018 edizione limitata solo magnum – 2019. Fuori programma la 1997 – 2018 base, bott. 0,750.

 

1995: molto vivo al naso, con note balsamiche e accenni di terra, più evoluto in bocca ma ancora in forma.

1996: tenue all’olfatto, con accenni di fumo e tabacco, al palato evoluto e un po’ stanco.

1998: note terziarie non invasive, poi affiorano polvere, foglia di pomodoro e anice, al palato è gradevole.

2000: al naso ha un impatto di cotto, quasi bruciato, caldo e dolciastro che si ritrovano, più attenuati, in bocca.

2001: d’impatto ricorda la salvia e la genziana, poi sfuma elegantemente nel cuoio, mentre in bocca è lungo, intenso e vivo.

2002: sottobosco, frutti rossi maturi, cuoio grasso ma molto elegante, al palato entra meglio di come finisce.

2003: elegantissimo e fine all’olfatto, quasi fragrante, con note balsamiche, in bocca è pulito e composto, non profondissimo.

2004: bel naso ancora fresco, appena fruttato, vellutato così come in bocca.

2005: grande concentrazione e varietalità, figlie dell’epoca, che al palato deludono un po’.

2012: una sovrastante nota acuta lo rende scomposto al naso e sfuggente in bocca.

2013: bouquet compatto e varietale, rimane un po’ chiuso anche in bocca.

2015: il Syrah si sente tutto sia al naso che in bocca, non è ancora domato.

2016: come il precedente, ma promette bene.

2018: la magnum esalta la ruvida gioventù e la spigolosità del raspo.

2019: interessante ma ancora immaturo.

1997: molto evoluto al naso, paga l’età anche in bocca ma si fa bere.

2018 (senza raspo): l’immaturità prevale sul resto.