La tempesta perfetta? Una domenica da leoni? Spero di no, ma gli ingredienti ci sono tutti e infatti nelle teoricamente tranquille campagne circostanti casa mia oggi è un inferno di clacson, improperi, frenate, motori rombanti, nuvole di polvere.
Tempo splendido, clima mite, aria tersa.
Ma la stretta e tortuosa sterrata senz’acqua potabile né servizio di nettezza urbana, eppure ciononostante da anni gabellata dai soliti geni, alternativamente, come paradiso dei camminatori, capo nord dei ciclisti, non plus ultra dell’enduro e palestra dei controsterzi, oggi si accinge a pagare lo scotto della convergenza tra oblio e propaganda.
Di qua arrivano trafelati ciclisti, convinti di fare una cicloscalata “eroica”, di là, in piedi sulla moto, arrivano baldi e sgassanti centauri, con un occhio allo sterrato e un altro al panorama. Di sotto ecco giungere la fitta, ininterrotta serie dei rallysti impegnati a perlustrare, chi andando piano e chi stupidamente forte, il percorso che tra un paio di settimane sarà teatro di una pubblicizzatissima corsa, con accompagnatori al seguito che parcheggiano ovunque, come se i luoghi fossero res nullius. A loro si aggiungono i copiosi gitanti della domenica.
Tutti, ovviamente, presenti all’insaputa degli altri e comunque convinti di avere la precedenza.
Nel mezzo i poveri residenti e gli agricoltori, attaccati a clacson per avvertire gli svagati viandanti della loro presenza dietro curve e dossi.
Da un momento all’altro si potrebbero udire il clangore di uno scontro, gli improperi di un alterco e, speriamo di no, le sirene di ambulanze e carabinieri.
Di chi è la colpa?
Individualmente, di nessuno.
Ma non è una consolazione, è un’aggravante.