Da qualche tempo non dormo. Non è che dormo poco, come ho sempre fatto. Proprio non dormo, per notti intere, nonostante ogni tentativo e litri di camomilla. I motivi? Li ignoro. Però c’è la musica.

Soundtrack (solo per stanotte): “Three martini lunch”, Graham Parker.

Grazie ad essa ho divorato in poche notti i due volumi (1.100 pagine) di 1Q84, l’ultimo, deludente Murakami (anzi, essendo io un estimatore dell’autore giapponese, dovrei dire molto deludente). Ho anche recuperato l’arretrato delle riviste da sfogliare e pure smaltito parecchio lavoro minore.
Resta il fatto che quest’insonnia tardiva e prolungata sconcerta pure me, che pure sono un insonne cronico.
Non so nemmeno se la mia possa chiamarsi insonnia, visto che non dormo per la semplice ragione che proprio non ho sonno.
Esistono appunto quattro tipi di insonnia o presunta tale.
Quella in cui sei normalmente stanco ma non riesci a prendere sonno.
Quella in cui sei tanto stanco che è la stanchezza stessa a impedirti di dormire.
Quella che consiste in un dormiveglia con fasi tanto ravvicinate che hai la sensazione di non assopirti mai e galleggi nel torpore eterno.
Quella infine, ed è il mio caso, in cui non ti senti stanco e pertanto non hai sonno. Neppure alle sei del mattino (dopo). Credo sia il tipo peggiore, perché la stanchezza è difficile indurla e farsela venire se non c’è (e la notte non è adatta a esercizi fisici, traslochi, lavori di fatica vari).
Esistono poi numerose modalità di insonnia. E io credo di averle conosciute quasi tutte.
Le due più singolari le ha teorizzate tempo fa un caro amico.
La prima è l’insonnia metrica, durante la quale stai desto a causa del ritmo del tuo subconscio inarrestabilmente impegnato a scandire trimetri giambici, asclepiadei maggiori e endecasillabi faleci.
La seconda è l’insonnia musicale, durante la quale la veglia è accompagnata invece da una musica (una canzone, un jingle, un ritornello) che la tua mente ossessivamente intona, anche mentre tu pensi ad altro. Ne esistono due varianti: quella con la musica che comincia con l’insonnia e quella in cui la musica è presente nel tuo subconscio già dal giorno prima, del quale l’insonnia finisce così per diventare una sorta di prolungamento (da qui i dubbi in dottrina se ciò possa tecnicamente dirsi insonnia).
Inevitabile, a questo punto, citare Cioran: “Quelle notti indimenticabili che, avendo avvelenato la mia giovinezza, mi hanno aperto gli occhi per sempre. Devo a loro tutto quello che so”.
Il punto è che non sono più giovane.
Quindi che devo aspettarmi?