Ieri, ore 13.30, boccone in bocca, driiiiin!, suona il telefono fisso.
Rispondo: “Pronto?”.
Pesante rumore di fondo, voce muta.
Io, piuttosto seccato: “Prontoooo”!
Lei (sbrigativa, senza dire buongiorno, nè buonasera, nè accidenti a te): “volevosapereseleinteressavainserireapagamentoisuoidatisuebmotoridiricercagooglesitieccetera”.
Io (perplesso): “Prego?”
Lei, meccanicamente: “volevosaperesetcetc…”.
Io: “Ma chi cerca?”
Lei: “Ehm, cioè, dunque, io… c’è un responsabile?”
Io, ormai pressochè irato: “Responsabile di che?”
Lei, intimidita: ” Ehm, cioè, dunque…dell’azienda!”.
Io: “QUALE azienda?”
Lei: “Ehm, cioè, dunque, io… posso dire a lei?”
Io: “No. Lei chi è? Che vuole? E poi, scusi, chiama all’ora di pranzo a un numero che non sa nemmeno di chi è, per fare offerte oscure e si aspetta pure delle risposte?”
Lei: “Ma posso dire a lei?”
Io: “Solo se prima mi dice chi cerca”.
Lei: “Mah…qui non c’è scritto”.
Fine.