Sul Corriere Aldo Cazzullo non fa in tempo ad aggiornare la classifica delle medaglie di legno collezionate dai nostri atleti, che subito la squadra di pallavolo lo costringe a ritoccarla: al momento in cui scrivo i quarti posti sono infatti diventati 22, salvo errori. Alle Olimpiadi di Parigi l’Italia è insomma in testa con distacco nella speciale graduatoria dei delusi o dei buggerati.
Non dico degli sfigati, perchè non credo affatto che arrivare quarti sia da sfigati. Anzi.
Dipende dalle premesse e dalle promesse, dalle aspettative e anche dalla sorte.
A chi vince la medaglia di legno vanno dunque tutta la mia umana simpatia e un’istintiva solidarietà.
Basta però gabellare l’arrivo sotto al podio come se fosse un merito o qualcosa di cui andare fieri, via.
Se i premi sono tre e arrivi quarto, vuol dire che qualcosa è mancato e che, forse, in qualche caso si poteva fare di più. O che forse ti è stato attribuito un potenziale che non avevi. Perchè le medaglie di legno non solo si contano, ma si pesano. E quindi c’è legno e legno. Medaglia di quercia e medaglia di pioppo, secondo i casi. Quelle della scherma e della pallavolo sono di pioppo, ad esempio. E comunque, un quarto posto non può essere un motivo di vanto.
Quindi recriminiamo pure sul destino cinico e baro, senza rimproverare nulla a sportivi che, indubbiamente, hanno datto tutto quello che potevano e quindi vanno onorati, o almeno rispettati.
Ma da qui a inorgoglirsene, ce ne corre.