“Io Non Parlo coi Giornalisti Irriverenti“: i vertici negano ogni informazione sul nuovo statuto e preparano il trappolone coi soliti noti, solite regalie, soliti stipendi.
Anziché pensare al futuro degli iscritti, aumentando le prestazioni e trovando un sistema per migliorare le pensioni da fame, sulla previdenza dei giornalisti autonomi si sta tentando di costruire il Nuovo INPGI a misura di chi lo ha gestito fino ad oggi. Lo scopo è di mantenere lo status quo del sistema dispendioso e aberrante che ha portato al fallimento del vecchio istituto di previdenza.
A distanza di sei mesi dall’inizio dell’iter e a meno di due dalla scadenza del 30 giugno per l’approvazione del nuovo statuto, non c’è, purtroppo, nessuna novità sul futuro delle pensioni dei giornalisti autonomi. Nessuna notizia ufficiale, almeno.
Ma le indiscrezioni confermano che, chiusi in un impenetrabile silenzio, i burocrati-padroni del passato stanno costruendo una trappola che rischia di far sparire presto le risorse dell’INPGI2, il fondo che riunisce quasi 46mila operatori dell’informazione e che è sopravvissuto all’INPGI1, la cassa dei “contrattualizzati” passata (per la pessima gestione) all’INPS
È interesse di tutti, a cominciare dalla politica, conoscere tutto ciò per poi agire:
1) Con la scusa di “garantire l’indipendenza dei giornalisti” (sic! magari fosse così semplice), si è lasciato in vita l’ente che, in teoria, dovrebbe dare una pensione ai giornalisti collaboratori e liberi professionisti.
2) A gestire il trapasso è rimasto però il vecchio CdA dell’INPGI. Sono gli stessi amministratori responsabili del collasso dell’INPGI, portato all’insostenibilità finanziaria, che la legge ha incaricato di stilare lo statuto del Nuovo INPGI.
3) La dirigenza del vecchio INPGI non rappresenta gli iscritti all’INPGI2, che non sono stati coinvolti minimamente. Addirittura nessuna bozza dello statuto è stata diffusa, nonostante le insistenti richieste. Insomma, gli iscritti all’INPGI2 non sono stati consultati sull’elaborazione delle norme che decideranno delle loro pensioni: nessun parere è stato loro sollecitato.
Le indiscrezioni dicono che il nuovo testo (tenuto nascosto anche ai consiglieri di “minoranza” del consiglio generale dell’INPGI) ricalcherà l’elefantiaca e costosa struttura dell’INPGI appena fallito, con referenti in tutte le regioni (fiduciari retribuiti), il cui costo andrà ad aggiungersi al numero già importante e sproporzionato dei dipendenti (circa 70) che non passeranno all’INPS.
A fronte di tali costi certi, non è dato sapere se il “nuovo corso” poggi su previsioni di bilancio coerenti, effettuate con criteri di statistica attuariale certificati da enti terzi.
Con questi presupposti, e visto l’ispessirsi del muro di gomma, ci chiediamo se non sia davvero il caso di accorpare all’INPS anche l’INPGI2, prima che lo sperpero ne azzeri il florido patrimonio.
Florido, ricordiamolo, non per la buona gestione vagheggiata dall’amministrazione uscente, ma solo perché l’ente versa attualmente pochi e poveri vitalizi (media: 160€/mese) a pochi pensionati, a fronte di molti contribuenti ancora lontani dall’età pensionabile.
Non è affatto in ballo, insomma, la libertà di stampa – che ha problematiche ben ulteriori – ma un tesoretto che, se ben gestito, potrebbe dare qualche goccia di certezza in più a chi, comunque, non avrà mai una pensione degna di questo nome.
GAP, Giornalisti Autonomi Previdenti per Nuovo Inpgi
Informazioni: GAPINPGI2@gmail.com
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