Bei tempi quelli in cui lo zaino era solo uno strumento a necessità comandata, destinato cioè ad alpinisti, escursionisti e militari.
Gli scolari avevano infatti la cartella, i viaggiatori la valigia, i manager la ventiquattrore, le massaie la sporta  e tutti vivevano benissimo.
Tali intelligenti scansioni d’uso erano il frutto della pratica: inutile mettere i quaderni in valigia o caricarsi in spalla documenti facilmente trasportabili in una valigetta a mano.
Poi sono nati gli zainetti, una deriva già pericolosa, aggravatasi col divenire di moda. Anche perché il vezzeggiativo rende il senso del termine assai elastico, oscillante tra il quasi-zaino e una quasi-borsetta.
Passi ulteriori e fatali sono stati dapprima la nascita degli zaini tecnici-da-passeggio, cioè elaborati, complicati e costosi come quelli dei Navy Seals ma in realtà destinati al diletto urbano, quando non allo struscio pomeridiano sul corso, e poi il fatto che lo zainetto sia stato adottato con finalità pseudopratiche e veroesibizioniste da qualche scellerato banchiere o top manager, tanto per darsi un’allure popolare e informale.
È stata la fine: lo zaino è ufficialmente divenuto una sorta di inutile ma ingombrantissima appendice del coglione nel tempo libero.
Grazie ad esso, il più smilzo e sedentario dei nullafacenti si trasforma in un pachiderma che, quando si ferma, riesce a ostruire da solo portoni, corridoi, anditi, vicoli, marciapiedi, rendendo impossibile il transito degli appiedati normali.
Lo zainato medio, poi, porta di norma una soma di dimensioni inversamente proporzionali al contenuto o all’utilità della medesima: ad esempio lo usa per riporre la rigonfia giacca a vento da spedizione polare stile omino Michelin di cui si è scioccamente munito visto che fuori, con ogni evidenza, ci sono 20°.  Così, per evitare la sauna e fare shopping compulsivo a mani libere, lui la stipa nello zainone e giustifica così il ricorso a quest’ultimo.
Lo zainato, va aggiunto, è di solito così assuefatto alla presenza sulla propria schiena di una gobba con le zip che nemmeno si accorge di averla, muovendosi di conseguenza. Se ne accorgono però benissimo i poveretti che in bus, metropolitana o in coda per qualcosa gli sono vicini, subendone i gratuiti colpi di maglio.
Il tragicomico della vicenda è che quando lo zainato, girandosi come un novello Obelix, tramortisce il prossimo o, rinculando, lo sfigura, non solo non si scusa ma si volge infastidito e intima: “Non spinga!“.