di LUCIANO PIGNATARO.
Alle alte quote tra Puglia e Campania si creano i climi che rendono possibili i grandi vini bianchi anche nelle regioni spesso banalmente definite “d’o’ sole”. Come il Fiano di Michele Zampaglione: 7mila bottiglie di alto artigianato enoico.

Puglia e Campania si ammagliano sull’Altopiano del Formicoso, dove in comuni dai nomi evocativi, Calitri, Lacedonia, Bisaccia, Aquilonia, ricchi di castelli e palazzi nobiliari sono circondati dai venti del Fortore e dei Balcani. Oggi questo paesaggio lunare dove ci sono le distese di grano e foraggi più alte d’Italia è segnato dalle pale eoliche, inquietanti e discutibili: energia alternativa e tanti soldi alle società che li hanno imposti ai comuni, ma chi pagherà la loro rimozione?
I fratelli Michele e Pierluigi Zampaglione, eredi della famiglia più importante del territorio, hanno a lungo gestito una proprietà di 400 ettari, certificata biologica dal 1990, che di recente è stata divisa più o meno in due di buon accordo. Il vigneto curato da Guido, figlio di Michele, piantato nel 2001 su due ettari di collina ben esposta e ben spazzata dai venti, è adesso in carico a Pierluigi e Nerina, la mano è passata a Fortunato Sebastiano, giovane enologo di Ariano Irpino che ha da tempi non sospetti impostato la propria viticoltura dedicando grande attenzione ai temi del biologico e del biodinamico. Proprio su questo terreno c’è stato l’incontro fra i tre.
Il cambio di mano si avverte proprio dal Don Chisciotte 2011, il primo gestito da Fortunato, che uscirà, come tutti i migliori Fiano, non prima del prossimo Vinitaly. Una macerazone sulle bucce meno spinta, ricerca sui profumi, molta agilità nel palato: sono questi i tratti caratteristici della prima beva dell’uva più alta della Campania, siamo a 700 metri di altezza, su terreno argilloso e vulcanico, il Vulture è a venti chilometri e ha fatto il suo lavoro in tempi antichi, paurosi e dimenticati dalla memoria umana.
Si gioca molto di sponda tra la prima vinificazione in acciaio e una sosta parziale in legno grande: l’ambizione è quella di ottenere un bianco di spalla abbastanza larga per attraversare gli anni evolvendo nella giusta direzione, ossia senza perdere acidità, giustamente tutelata con grande generosità, e acquisendo invece una complessità sempre maggiore di profumi.
Nella piccola cantina ben ristrutturata a ridosso del vigneto, abbiamo così fatto il nostro primo assaggio, molto convincente, e lo regaliamo ai nostri amati lettori di Garantito Igp per sottolineare due concetti da mandare a memoria: l’Irpinia ha un grande rosso, l’Aglianico, ma è terra vocata ai bianchi grazie all’altezza della sua viticoltura di pregio e ai terribili freddi regalati da ogni dove alle sue zone interne.
Questa grande piccola azienda fa dell’alto artigianato coniugato all’agricoltura sana il suo punto di forza. Sicuramente le premesse ci sono tutte e ne sentirete parlare a lungo e molto bene.
La sede dell’azienda è Calitri, Contrada Tufiello, Strada Statale 399, km 6,300.
Tel. 0827 38851.
Enologo: Fortunato Sebastiano.
Ettari: 200 di proprietà, di cui 2 vitati.
Bottiglie prodotte: 7000.

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