Perquisizioni e sequestri nel centro-nord Italia. L’onda lunga di Brunellopoli produce l’ennesimo tsunami enoico?
Come diceva Max Tortora a Michelle Hunziker nello spot della Telecom
sospeso a ottobre (il mese della vendemmia: sarà un caso?) dal Gran Giurì perchè ingannevole? “Aridànghete!”.
Eccoci: “Ariridànghete”, allora. Non coi telefoni, ma col vino taroccato.
La notizia è di oggi e ha fatto esplodere i commenti degli enobloggers (e non solo). “42 le aziende coinvolte e 17 le persone indagate per associazione a delinquere e frode in commercio aggravata, 10 milioni di litri di vino assemblati e miscelati immessi sul mercato con denominazioni di pregio”, strillano i lanci di agenzia. Si parla di tarocchi puri, vinaccio riciclato per produrre igt e docg, “falsificazione di registri di produzione, di vinificazione e di fatture fiscali”.
Insomma un altro macello o, meglio una situazione, per dirla coll’enoburocratichese, “atta a divenire un macello”. Esattamente come quella che 27 mesi fa (l’inchiesta fu avviata nel settembre 2007) prese le mosse a Montalcino e che è passata alla storia come Brunellopoli. Una vicenda, si badi, non ancora conclusa, sebbene su di essa l’attenzione mediatica si sia un po’ attenuata. E di cui questa sarebbe la figlia diretta.
Logico, del resto: pensare che il sasso lanciato nello stagno del Brunello producesse un’onda sola e non tante onde concentriche destinate ad allargare l’inchiesta sempre di più era e rimane ingenuo.
Indignazione, e rabbia per come la vicenda fu maldestramente gestita dai diretti interessati, cioè dai produttori indagati, dai loro colleghi e dal consorzio, a parte, resto dell’opinione che, quando si muove la magistratura, l’unica cosa che il cronista debba fare è armarsi di pazienza e attendere. I tempi della giustizia e quelli dell’informazione, si sa, non collimano. E siccome la stampa, se vuole, fa male, è bene che si muova coi piedi di piombo.
E’ “pompierismo”, il mio, come benevolmente (spero!) mi rimproverò tempo fa il caro amico e collega Franco Ziliani dal suo frequentatissimo blog? No, non è pompierismo. E’ solo la prudenza dettata dall’esperienza e la volontà di voler colpire chi lo merita, senza rischiare di colpire altri fino a che le reali responsabilità non saranno accertate. Nelle more si può, anzi si deve riferire delle indagini. Perfino, direi, delle indiscrezioni che dovessero trapelare su indagati, avvisati, indiziati. Ma non oltre. Primo, perchè non c’è gusto a sparare su chi se è colpevole verrà condannato e su chi se è innocente verrà scagionato. Secondo, perchè la vicenda è così penosa, autolesionista, figlia di un lassismo e di una miopia così diffusi, incancreniti, collusi e sciocchi che basterà da sola a fare danni.
Chi scrive, in buonissima compagnia, non ha bisogno delle inchieste giudiziarie per sapere che le frodi vinicole sono all’ordine del giorno. Come? Ho notizie di reato e non le denuncio? Sono dunque anch’io nell’illegalità?
Macchè, nulla di tutto questo. Ma i sensi non ingannano. Occhio, gusto e olfatto sono infallibili e devono inchinarsi solo di fronte alla verità formale. Naturalmente finchè questa non viene sgretolata da qualche controllo. E allora ci si prendono belle, anche se solo platoniche, rivincite.
Alla salute!