di ANDREA PETRINI
Tre amici si mettono insieme per avviare da zero un progetto di vino molto “naturale” e molto laziale, capace di muovere le acque un po’ stagnanti dell’enologia regionale. Ecco cosa è emerso dalle chiacchiere e dalle degustazioni veronesi.
Negli ultimi tempi il Lazio, grazie anche ad un massiccio passaggio generazionale che ha portato tanti giovani alla guida delle aziende vitivinicole di famiglia, sta reagendo alla “staticità enologica” che lo ha caratterizzato per anni. E non solo: questo nuovo dinamismo si esprime anche nella nascita di nuove cantine.
Ne è un esempio SanVitis, progetto che prende vita dalla grande passione di tre amici come Sergio Tolomei, Massimo Orlandi e Riccardo Bani che, pur provenendo da settori completamente diversi (il primo è imprenditore nel mondo dell’ottica, mentre gli altri due provengono dal settore dell’energia), hanno voluto unire le forze per contribuire pure loro alla rivalorizzazione del vino laziale ponendo la loro base operativa a San Vito Romano. Il motivo? Semplice: la famiglia di Massimo è originaria di San Vito e in questa zona, soprattutto nell’areale di Olevano Romano, ha vigne di proprietà utilizzate fino a qualche anno fa per fare vino ad uso familiare.
Investire in questo territorio è stato assolutamente naturale anche se il progetto Sanvitis, attivo dal 2015, ha previsto pure la gestione di piccole parcelle anche nella zona dei Castelli Romani, lungo le colline di Ariccia, dove in 5 ettari di vigneto (45 anni di età media) troviamo le uve che rappresentano il classico taglio del Frascati: Bellone, Malvasia e Trebbiano.
L’altra unità produttiva, come detto, si trova ad Olevano Romano: un ettaro di Cesanese di Affile impiantato più di cinquant’anni fa su un terreno di argilla rossa, molto tenace, un po’ come le persone che vivono quei territori. Sullo stesso appezzamento si trovano anche piante più giovani, oltre che di Cesanese di Affile, anche di Bellone e Passerina insieme ad una piccola parcella di Cabernet Sauvignon e Petit Verdot.
Il progetto Sanvitis, mi dicevano allo scorso Vinitaly l’agronomo Luigi Ramazzotti e l’enologo Daniele Proietti, si cerca di seguire al massimo una filosofia “naturale” sia in vigna, dove non vengono usati prodotti di sintesi e l’uso di coadiuvanti è limitato allo stretto necessario, sia in cantina, dove il lavoro, conferma Proietti, si concentra nel preservare i caratteri specifici dell’uva a seconda delle annate. In questo ambito assistiamo a fermentazioni spontanee, solo ed esclusivamente con l’uso di lieviti indigeni e, una volta ottenuto il vino, si aggiungono solfiti solo in fase di imbottigliamento (circa 1g/hl) per aumentare la stabilità al vino. Sia i rossi che i bianchi effettuano malolattica.
A Verona ho avuto l’occasione di degustare tutta la gamma dei vini prodotti da Sanvitis: annata 2016 per i bianchi, annata 2015 per il Cesanese.
Bellone 2016 (bellone 100%): naso definito da frutta come melone bianco e pesca, soffio minerale e floreale di ginestra, sambuco ed erbe aromatiche di campo. Rispetto dell’annata 2017, “maschia” e potente, questa 2016 si fa apprezzare per la sua leggiadria gustativa, per l’equilibrio quasi raggiunto e per una rinfrescante acidità che rinvita continuamente alla beva. Finale persistente caratterizzato da stuzzicante mineralità. Se dovessi abbinare il vino ad un piatto tipico romano non avrei dubbi: minestra di broccoli e arzilla. Matrimonio perfetto.
Vinificazione: leggera macerazione a grappolo intero, pressatura e fermentazione a basse temperature. Malolattica svolta naturalmente. 8 mesi di affinamento in vasche d’acciaio.
Malvasia 2016 (malvasia 100%): registro olfattivo incentrato su sensazioni di tiglio, agrumi, pesca e mandorla che ben si contraddistinguono all’interno di uno sfondo aromatico giocato sulla mineralità vulcanica. Sorso pieno e vivace costituito da freschezza e aromaticità che si fondono armoniose lasciando poi il campo ad una gradevolissima sapidità che avvolge il palato tenendolo in tensione per tanti minuti. Vino dalla beva assolutamente irresistibile che abbinerei a piatti di pesce anche di una certa struttura. Il filetto di baccalà potrebbe essere il compagno perfetto per questo vino.
Vinificazione: leggera macerazione a grappolo intero, pressatura e fermentazione a basse temperature. Malolattica svolta naturalmente. 8 mesi di affinamento in vasche d’acciaio
Trebbiano 2016 (trebbiano 100%): Olfatto ben definito e perfettamente calibrato grazie a nitidi riconoscimenti di mela golden, pera, insieme a salvia, timo, fiori di campo e un tocco minerale che richiama il territorio. Trama gustativa assolutamente coerente col naso, di buon equilibrio, succosa freschezza e vibrante persistenza sapida in coda. Questo trebbiano, assolutamente polivalente a tavola, potrebbe sposarsi perfettamente con un bel piatto di coratella con i carciofi o, se volete un primo piatto, con un tradizionale piatto di gnocchi alla romana.
Vinificazione: leggera macerazione a grappolo intero, pressatura e fermentazione a basse temperature. Malolattica svolta naturalmente. 8 mesi di affinamento in vasche d’acciaio
Flaminio 2015: l’unico blend dell’azienda, una sorta di Frascati fuori dagli schemi, è composto da uve a bacca bianca dei vitigni storici del Lazio e dell’Italia centrale in genere. Il profilo olfattivo è intenso, ricco di richiami alla frutta esotica, alla ginestra, al timo, alla salvia cui seguono sentori minerali, quasi fumé. Alla gustativa è generoso, fragrante di frutta a polpa gialla, di spiccata sapidità che trascina anche nel finale. Da provare su un buon piatto di pasta alla carbonara!
Vinificazione: pressatura a grappolo intero e fermentazione a basse temperature. Malolattica svolta naturalmente. Affinamento sulle fecce fini per tre mesi e ulteriori tre mesi in vasche di acciaio. Va in commercio solitamente a marzo successivo la vendemmia.
Cesanese 2015 (cesanese di Affile 100%): nonostante sia la prima annata prodotta questo cesanese in purezza non delude aprendosi con note profonde ed intense di terra rossa, spezie scure come cardamomo e cumino, frutta rossa selvatica e tocchi di fiori rossi appassiti. Tutto da bere, è piacevole e bilanciato, con tannino fitto, di ottima trama, vivacizzato da netta sapidità che insiste sul palato regalando una persistenza piacevole ed appagante. Questo cesanese in purezza si abbina divinamente ad un casalingo piatto di pollo ai peperoni o, se volete, ad un piatto di bucatini all’amatriciana!
Vinificazione: macerazione e rimontaggio per un periodo di 10-12 giorni, malolattica svolta naturalmente in acciaio. Affinamento di 18 mesi in acciaio e altri tre mesi in acciaio. Va in bottiglia due primavere successive la vendemmia. Segue ulteriore affinamento in bottiglia per sei mesi.
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