Ciò che differenzia il progetto di pale eoliche piovuto nel Senese da quelle cantate dal Cervantes è che nel celebre romanzo la battaglia era persa in partenza, mentre questa – forse – no.

 

Non senza ironia un caro amico ha paventato che la battaglia contro il progetto di parco eolico (10 pale alte 200 metri, 600 ettari, capannoni per 5.000 mq) piovuto settimane fa sulle apparentemente ignare e sonnecchianti Crete Senesi possa tramutarsi, se già non lo è, in una lotta contro i mulini a vento. Con l’aggravante della comprovata tendenza di molti al sostegno di cause nobili, ma perse in partenza.

Più laconicamente un altro caro amico, pur incoraggiando la protesta, ha avvisato: “Non sarà facile fermarli“.

Non posso dar loro torto. Per tre pericolose ragioni convergenti.

La prima è l’assuefazione locale: passato il clamore del momento, smorzata temporaneamente l’opportunità di polemiche politiche e di regolamenti di conti da strapaese, sopraggiunte le distrazioni della quotidianità e non esclusa una dose di inconsapevolezza sulla reale portata della minaccia, la comunità sta piano piano tramutando l’allarme in semplice inquietudine e la mobilitazione personale nella classica sindrometanto c’è qualcun altro che ci pensa“.

La seconda è l’assuefazione generale: l’Italia è piena di ecomostri incombenti (secondo il sindaco sono trecento i primi cittadini iscritti all’associazione nazionale contro le pale eoliche) e quello di Asciano non è che uno dei tanti, sebbene vada a colpire una regione notissima come la Toscana e un paesaggio cartolinesco arcifamoso. E anche qui l’assuefazione dell’opinione pubblica e dei media è in agguato.

La terza è la più insidiosa di tutte: il fattore tempo. Il nostro è un paese dove, per definizione e con rassegnazione – grazie allo zampino inaggirabile della burocrazia – ogni cosa va piano: la giustizia, i lavori pubblici, la riscossione dei crediti, il rilascio di qualsiasi permesso o documento. E perciò tutti siamo indotti a illuderci che anche il caso del parco eolico nelle Crete Senesi sia destinato ad avanzare lentamente, se non addirittura a insabbiarsi, e che ci saranno l’agio e il modo per contrastarlo nei modi più opportuni. Errore: il diabolico meccanismo eurocratico e ministeriale è invece concepito apposta per costringere la macchina ad avanzare a marce forzate, con scadenze perentorie, con inversioni amministrative e frequenti eccezioni rispetto alle norme correnti e gli abituali iter del Belpaese. Un esempio: si dà diritto ai proponenti (una società privata) di chiedere l’esproprio per pubblica utilità dei terreni destinati al accogliere l’impianto. E ovviamente loro, cioè la Visconti srl, lo sanno benissimo. Non a caso il termine ultimo che i cittadini e le loro organizzazioni hanno per presentare al MASE le loro “osservazioni“, preferibilmente tecniche o almeno ben argomentate, è tassativo e ravvicinato: il 29 ottobre, ossia appena un mese dopo la pubblicazione del decreto sull’albo pretorio comunale.

Praticamente, domani.

Per fortuna, anche se un po’ sotto traccia, c’è chi non sonnecchia. E’ nato un comitato (“Difendiamo le Crete Senesi“, difendiamolecretesenesi@gmail.com) con relativa pagina FB che coordina la protesta e aiuta la gente a redigere in modo appropriato e tecnico le osservazioni di cui sopra. E si sta consolidando un sottobosco di associazioni culturali e ambientaliste, professori, studiosi, personalità ed esperti del settore disposti a scendere in campo.

Da quanto emerge da un studio delle carte e della normativa dedicata, potrebbero poi esserci delle sorprese.

Quindi, forse la battaglia – non contro l’eolico o alcuna altra forma di energia alternativa, ma contro la realizzazione di un progetto sbalgiato nel posto sbagliato – non è perduta in partenza.