Dunque è morto Mariolino. Mariolino Corso.
È un pessimo segnale. Non solo del tempo che passa inesorabile, ma di tempi altri che mutano e poi scompaiono.
È la vita, lo so.
Corso però – per carattere e stile di vita, oltre che come giocatore – non era uno normale. Era il simbolo di un’età di mezzo, di un calcio grande eppure non ancora tracimante, in cui, come qualcuno ha detto, i grandi campioni chiudevano la carriera con due appartamenti e una tabaccheria.
Oggi sarebbe un fenomeno. Suo malgrado, probabilmente.
Vale atque vale.