VIAGGI&PERSONAGGI, di Federico Formignani
A Malta, a due passi dalla Grotta di Calypso, c’è la “cava” di Manuel e Ray Cini, famiglia di produttori di sale da un secolo e mezzo. Ne fanno 30mila kg all’anno. Ovviamente a mano, in vasche scavate nella scogliera.
La costa nord di Gozo, la seconda delle isole maltesi, affaccia su un mare blu intenso che fronteggia la Sicilia. Fra la baia di Xwieni e Reqqa Point, la costa rocciosa è caratterizzata da una infinita serie di piccoli spazi scavati: le saline. Quasi sicuramente sono le uniche saline ancora attive delle isole maltesi e lo sono dal tempo dei Romani. Sono quasi tutte a gestione familiare, come quella posseduta dalla famiglia Cini. Manuel, il padre, è affiancato nel lavoro dal figlio Raymond. Manuel fa questo lavoro da circa trentacinque anni, ma la famiglia Cini si occupa della raccolta del sale marino da ben centosessant’anni. Manuel è personaggio molto popolare a Malta, intervistato a più riprese da varie riviste europee, da alcune televisioni. Nel suo racconto, ecco come viene svolto il lavoro di “fabbricazione” del sale, a Gozo.
“Tutto a forza di braccia e con grande fatica”, esordisce, spiegando poi come sia in primo luogo indispensabile modificare la struttura della scogliera, digradante verso il mare. Ad alcune cavità naturali, ne vengono aggiunte altre più piccole – circa due metri per tre – quadrettando la roccia. Dalle vasche maggiori, con l’aiuto di secchi, l’acqua viene convogliata nei riquadri minori e per fortuna ora questo lavoro lo si fa con l’aiuto di una pompa idraulica, alleviando la fatica.
Si lascia evaporare l’acqua di mare per circa una settimana, dopodiché, con uno scopino (e perennemente ricurvi) si raccoglie il sale in piccoli mucchi e non finisce certo qui; per mezzo di contenitori di legno – due per volta agganciati alle estremità di un bastone issato sulle spalle a mo’ di bilanciere – il sale raccolto viene riunito a formare mucchi più grandi. Oggi padre e figlio lavorano nella salina un solo giorno alla settimana, dalle quattro del mattino alle nove di sera. Nella stagione estiva, quella di maggiore attività, i Cini si avvalgono dell’aiuto di cinque lavoranti.
Il locale di confezionamento dei sacchi e dei sacchetti di plastica è una specie di antro nero scavato nella costa terrosa, poco più su della roccia viva. Contiene alcuni attrezzi da lavoro, lampade, secchi. Curiose e decisamente made in Malta sono le parole usate per questo tipo di commercio: un sacco di sale contiene quattro tonna, che è l’unità di misura di un secchio; poi c’è lo siefi (un sesto di tonna).
Il sale della baia di Xwieni è un sale grosso, grezzo, che viene confezionato – per la vendita al minuto – in sacchetti di plastica da duecento grammi e in altri più grandi da mezzo chilo.
Il guadagno dichiarato dai Cini è di circa venti centesimi di euro al chilo; siccome la produzione annuale si aggira sui trentamila chili, ciò che rimane in tasca supera di poco i seimila euro. Naturalmente i raccoglitori di sale svolgono, tutti, un’attività principale.
Manuel e Ray amano infine ricordare la festa di Sant’Anna (26 luglio) detta anche “giornata del sale”, perché si riaggancia alle vecchie tradizioni isolane ed è una delle poche a sopravvivere; nei mesi precedenti si raccoglie e confeziona una certa quantità di sale che, in occasione della festa, viene venduta ai soli gozitani nei vari mercati dell’isola minore.
A due passi da qui, nella baia di Ramla, c’è la grotta di Calipso. Forse, anche lei e Ulisse avranno condito le loro antiche pietanze con il sale di Xwieni.