di FEDERICO FORMIGNANI
Il Ticino, l’Adda, il Mincio, l’Adige e il Piave: che origine hanno i nomi dei cinque grandi corsi d’acqua, di cui tre tributari del grande fiume-padre, il Po?
Dopo il Po e i suoi affluenti, è venuto il turno di prendere inconsiderazione gli altri corsi d’acqua padani tra i quali – per importanza storica e geografica – spiccano il Ticino, l’Adda, il Mincio, l’Adige e il Piave. I primi tre, lo sappiamo, sono tributari del grande fiume-padre.
Cominciamo col Ticino, fiume azzurro per eccellenza (uno dei meno inquinati d’Italia). Nasce in territorio elvetico e dà il nome all’unico Cantone della Confederazione affine, per cultura e dialetti, alla Lombardia. Dal passo di Novena al Po, attraverso le acque del Lago Maggiore (Verbano), sono 248 chilometri di percorso che bagnano centri importanti quali Bellinzona e Pavia, la Ticinum di un tempo. Il fiume scorre inoltre fra due parchi, uno piemontese, l’altro lombardo, entrambi notevoli per ricchezza di flora e fauna. Veniamo al nome del fiume. Strabone e Plinio lo chiamano Ticinus, ma l’origine è prelatina: da segnalare l’interpretazione di Dante Olivieri che nel suo Dizionario di Toponomastica Lombarda parla di un adattamento celtico della radice –teq (scorrere, scolare) di acque, naturalmente.
Altro fiume caro ai lombardi, l’Adda. Bagna la Valtellina, si bagna a sua volta nel Lago di Como (Lario) e ne esce a Lecco. Attraverso il lago di Garlate e le province di Bergamo e Milano, raggiunge Castelnuovo Bocca d’Adda, fra Cremona e Piacenza, per gettarsi nel Po. Dell’Adda flumen, nel corso dei secoli, parlano un po’ tutti: Plinio, Tacito Strabone, Cassiodoro e Paolo Diacono nella sua Historia Langobardorum. In alcuni documenti cremonesi del XIII secolo, poi, si distingue un’Ada viva da un’Ada Mortua. Anche il nome Adda è di origine prelatina: si ritiene sia collegabile alla radice –ad, con valore idronimico, completata da un suffisso preindoeuropeo (-ua) che figura in altri toponimi prelatini quali Genua, Mantua, Padua, eccetera.
Eccoci al Mincio, il fiume di Mantova. Si chiama Sarca quando entra nel lago di Garda (Benaco) e Mincio quando ne esce, a Peschiera. Citato da Virgilio, da Plinio (come Mincius), è Mintius per Livio e nei documenti alto medievali, mentre in quelli veronesi del 1101 è Mencio; è un nome preromano che si confronta con l’antroponimico Mincius. Vale ancora la pena di ricordare l’origine di un nome di un affluente minore del Po: il Lambro, con Seveso e Olona svilito fiume milanese. Si rifà alla radice mediterranea lamr, indicativa della profondità e purezza delle acque! La genesi del nome del fiume non sarebbe completa senza ricordare che Bonvesin, descrivendo le “meraviglie” di Milano, definisce Merdarius il Lambro, per il “…limo rossastro che trascina nei periodi di pioggia”!
Terminiamo con tre grandi fiumi in parte padani: l’Adige, il Brenta e il Piave.
Il primo è collegato dagli storici al nome della città di Ateste (Este); è Etisa nell’antico alto tedesco, da cui il nome attuale Etsch. Dal termine germanico è poi derivato quello di Athesis e quindi di Adise. Il Brenta deve il proprio nome, già simile nell’anno 1040, al dialetto veneto, col significato di “conca, mastello, fontana, vasca”. Il fiume sacro alla Patria, infine, è Plabem nell’alto medioevo, mutato in seguito in Plavem, Plave. L’origine è dovuta alla radice indoeuropea plow (scorrere) da confrontare con il latino pluere (piovere). Nei dialetti veneti il nome del fiume diventa di genere femminile (la Piau). Per tale motivo persino Dante (Par., IX, 27) lo definisce Piava. Ma che sia un fiume maschio, ce lo conferma la storia