Il burosicario ha evidentemente ricevuto dai capi istruzioni precise: facendo massima attenzione a non compiere alcuna contestabile violazione di legge, egli deve comunque agire in modo tale che il numero più alto o “mirato” (a pensar male spesso ci si azzecca, a pensar male doppio invece ci si azzecca quasi di sicuro) possibile delle pratiche a lui sottoposte decada irreparabilmente, meglio se causa decorso dei termini perentori imposti dalle varie norme, così che la “colpa” del mancato perfezionamento dell’iter sia formalmente del cittadino e non dell’amministrazione pubblica.
Insomma, deve compiere una specie di operazione di pulizia etnico-burocratica.
Tanto per cominciare, quindi, il burosicario inoltra una pec di notifica, che fa scattare il decorso dei termini, alle 17 di un venerdì, quando il 90% delle persone ha posta elettronica e ufficio chiusi e non li riapre fino al lunedì successivo.
E così già si “erodono” in un colpo solo ben tre giorni.
Ma lui, il burosicario, mica si accontenta: la sua è una trappola scientifica, a orologeria.
Sì perchè, secondo voi, pur avendo avuto in precedenza a disposizione mesi interi, quale weekend sceglie il medesimo mariuolo per porre in atto il suo piano? Uno qualunque? Eh no!
Sceglie, riguarda caso, proprio quello a cui il calendario fa seguire una serie di festivi con relativi ponti, ad esempio il periodo 25/4-1/5, durante il quale, di fatto, aziende e uffici chiudono, la gente va in vacanza, etc. e in ogni caso non si ha possibilità, o se ne ha meno, di seguire la posta elettronica o le scartoffie.
Il risultato, così, è che dei 14 giorni teoricamente concessi al contribuente per completare una certa importante pratica – cosa fattibile, è ovvio, in modo solo ipertecnico e telematico, quindi con la necessità di disporre dei correlati strumenti – ne rimangono appena la metà.
Il che vuol dire che basta un problema, un’influenza, un intoppo e il procedimento, magari di consistente valore economico e costato forti investimenti e magari mesi di lavoro, va in fumo.
Non per sfortuna, si capisce, ma per sommo, malizioso e eterodiretto studio del leviatano burocratico, che però farà cadere la responsabilità dell’accaduto sull’in realtà incolpevole signor Rossi, reo di essersi fatto distrarre dalle sirene di un paio di gite fuori porta.
Credetemi, succede. Succede eccome. In continuazione.
E allora io aspetto e attendo a gloria il giorno dei forconi…
