In apparenza, non tutto il virus venne per nuocere.

Quando il primo lockdown ha sospeso le rate dei mutui e di certe scadenze fiscali, consentendo a parecchia gente di (soprav)vivere attingendo al denaro che avrebbe altrimenti speso per pagare quanto procrastinato, la sensazione indotta fu che, in qualche modo, ad arrivare a fine mese ce la si potesse comunque fare. Era ovviamente un abbaglio: a parità o calo di entrate si erano solo temporaneamente dimezzate le uscite.

Il prolungamento delle sospensioni al 31/1 ha rafforzato questa diffusa sensazione e, in pratica, per l’uomo della strada è crollata l’ansia per tasse e spese in scadenza, sebbene gli introiti delle famiglie e i ricavi di molte imprese siano nel frattempo fatalmente e progressivamente crollati.

Ma arriverà prima o poi un momento in cui il normale ciclo dei pagamenti dovrà riprendere. E, a casse vuote, si dovrà di nuovo scegliere se, sempre coi medesimi soldi, campare la famiglia o essere insolventi.

Ci sarà da ridere (si fa per dire).