colpi d ascia

La vita, la professione e il mondo offrono quotidianamente ottimi motivi per arrabbiarsi. Qui una silloge di commenti sparsi: a base di vetro e sabbia, s’intende

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IL CABALLO L’HANNO SVENDUTO, MA SI DICONO SEMPRE CABALLEROS

L’ultima notturna e deprimente scoperta sullo stato di salute della disgraziata categoria dei giornalisti l’ho fatta appunto stanotte, spippolando durante le ore piccole.

La scoperta è la seguente: non ci sono solo i giornalisti di nome ma non di fatto (pletora vastissima), quelli che si sentono tali di fatto ma ahiloro non lo sono di nome e né di titolo, gli aspiranti (qui non c’è nulla di male, invero) e quelli assai numerosi che si spacciano per colleghi senza esserlo. No. Ci sono, sorpresa!, anche quelli che non lo sono più perché hanno ripudiato il mestiere e se ne vantano, ma poi lo fanno rientrare dalla finestra mettendo in bella mostra la qualifica sui curricula e guardandosi bene dal menzionare la rumorosa abiura.

In pratica si vantano di essere cavalieri, ma vanno a piedi e in mano gli sono restate le sole briglie.

Giddap!

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DOPO IL 29 SETTEMBRE, C’È IL 30

DOPO IL 29 SETTEMBRE, C’È IL 30.

Cara, sono le 8 del mattino

e ci son 18 gradi

e io ancora sto notando

un omin davanti a me.

Ha il berretto, ma di feltro

gli orecchioli tutti giù

ed addosso c’ha un piumino

tutto bello abbottonato

con la lampo tutta chiusa

e il colletto sempre su…

Eppure no, non s’è alzato il vento

no, non s’è alzato il vento.

No, sopportare non si può

un calore da falò

se l’estate non andò…

Imbacuccarsi, mai

Imbacuccarsi mai

Imbacuccarsi mai…

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HELP: SIAMO PRATICAMENTE FRIED

HELP: SIAMO PRATICAMENTE FRIED.
Ho appena ricevuto un comunicato stampa, ovviamente in inglese nonostante si parli di cose, come diceva Carosone, “nate in Italy” (con l’accento sulla y) del seguente, testuale tenore: la ditta xy “ospita un inedito lobby takeover con un pop-up esclusivo che fonde il mondo beauty con il food & beverage…e una vending machine installata nella lobby, che offrirà i best-seller del brand in edizione limitata, decorata con magneti co-branded”.
Dal co-branded al co-glions è un attimo, anzi a
un blink.
E tutto perché sembra poco fine dire macchinetta o distributore automatico: vuoi mettere con la vending machine?
Della serie “we are of the cat”, altrimenti detta “siamo fried”.

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L’EX TURISTA

Cari vacanzieri ancora in lutto per mancata metabolizzazione della fine delle ferie, animo! C’è per voi una notizia che forse potrà consolarvi: ho appena appreso dalle colonne della stampa o, meglio dalla penna di fulgidi colleghi, che, nella vita, si può essere anche “ex turisti”.
Ossia che colui o colei i quali hanno beneficiato di una qualche vacanza, poi fatalmente conclusasi, non tornano ad essere i poveri nessuno di prima, ma sono qualificabili come “ex turisti”.
Una nuova figura si inserisce dunque tra gli status di ex di qualcosa: impiegati, operai,
avvocati, calciatori, mogli, fidanzati.
Quella di ex turista diventa una qualifica.
Todos caballeros!
Dispiace solo che chi ha scritto la scempiaggine sia un giornalista e nemmeno ex.

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LE INQUIETANTI AVVISAGLIE

Non fai in tempo a festeggiare la fine dell’estate che già c’è chi, qualcuno addirittura in anticipo rispetto al canonico 21 settembre, comincia ad ammorbarci col Natale e addirittura la celebrazione del mefitico halloween, detto allouin.

A loro vanno i miei più caldi auspici di prolungate vendette di Montezuma.

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LA TIMIDEZZA DI CHI STRAPARLA

Ieri su alta-fedelta.info ho pubblicato un post, rilanciato anche qui su FB ed altri social, a proposito di “recensioni”, marchette, pubblicità, informazione, etc.

Insomma un classico argomento “sensibile”, come si usa dire.

Risultato: letture tante, commenti in privato 19, commenti pubblici 1.

Insomma qui c’è gente che straparla su tutto, ma quando c’è da esporsi, tace.

Saecli incommoda.

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GLI SPAMMER CERTIFICATI

Si profila all’orizzone una nuova, imprevedibile categoria di idioti. Sono quelli che, forse per essere certi che il messaggio arrivi o venga letto (senza invece capire che il metodo prescelto è l’ideale per essere bannati senza ritorno), ti mandano la stessa email in 4-copie-4, ma via pec.
No, non si tratta dei soliti spammer che vagheggiano viagra, prestazioni taurine, farmaci miracolosi, eredità di zii d’America, vincite alla lotteria di Fantasumena. O banali tentativi di Phishing. Macchè! Sono proprio degli idioti-idioti, che si firmano con nome e cognome, ti intasano la delicata casella con i loro pesantissimi e inutilissimi allegati e poi pure ti chiamano per accertarsi della ricezione.
A tutti costoro auguro irreversibile sindrome di Montezuma, ma certificata!
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L’INTER(S)VISTA

Dal combinato disposto, come dicono i giuristi, della lettura di una brutta intervista pubblicata oggi (e un’altra pure ieri) da un famoso quotidiano e del divertente racconto di Riccardo Catola a proposito di una sua intervista a Giorgio Armani di quarant’anni fa ho (ri)maturato la convinzione che la bravura di un giornalista si misura per l’appunto, o almeno in buona parte, dalle sue interviste.
Un genere che, dicono, prima di farle bisognerebbe prepararsi a dovere.
Vero e utile, ma non del tutto.
Perché se poi hai orizzonti limitati, o una conoscenza ristretta del de quo, e le domande non sai farle, o ne sbagli la sequenza, o ti mancano l’intuito, la capacità, l’istinto di insinuarti tra le pieghe di ciò che l’intervistato cerca di non dire, o magari non sa dire, alla fine quello che resta è solo l’evidenza delle tue nozioni appiccicaticce mandate a memoria per l’occasione, con risultati della banalità più prevedibile.
Così prevedibile che l’intervistato ci giocherà al gatto (lui) col topo (tu), invertendo i ruoli e lasciandoti a penna asciutta. Altro che intervista graffiante: i graffi li darà l’interrogato alla tua povera immagine di inquisitore.
I luoghi comuni e l’aneddotica risaputa, del resto, sono il peggiore nemico di chi aspira a porre quesiti intelligenti e, quindi, del giornalista. Essi costituiscono invece l’esca principale per stanare il provincialismo dell’inquirente. Così, della personalità dell’intervistato alla fine si capirà poco o nulla, ma della pochezza dell’intervistatore si capisce tutto e subito.

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GLI SBALORDITIVI SINNEROLOGI

Sono letteralmente sbalordito dalla vastità di competenze di chi, fino a ieri, con singolare acume e capacità di approfondimento faceva esegesi delle ragioni della sconfitta di Sinner all’open americano. Mai e poi mai avrei immaginato che padroneggiassero con tale arguzia la questione dei droni russo-polacchi e il diritto internazionale.

Chapeau (o chapó? O sciapó? O sciapeau?)!