Nasce ufficialmente il giornalismo-ombra: si accreditano i non-giornalisti come una categoria a parte, definendoli “giornalisti non dotati di tessera professionale“. E sembra normale.

(immagine di copertina di Francesco Romoli).

 

Supponiamo (spero di no, ma può succedere) che siate al banco di accettazione di un ospedale, o di un ambulatorio medico, e l’addetto vi chieda, per farvi entrare, di compilare un modulo in cui dichiarate se preferite: a) farvi visitare/operare da un medico iscritto all’Ordine dei Medici, oppure b) farvi visitare/operare da un “medico” che svolge attività medica ma non iscritto all’Ordine dei Medici (e quindi non è un medico).

Supponiamo poi (spero di no, ma può succedere) che dobbiate farvi difendere in tribunale e che la segretaria dello studio legale al quale vi siete rivolti vi chieda se preferite: a) farvi patrocinare da un avvocato iscritto all’Ordine degli Avvocati, oppure b) farvi patrocinare da un “avvocato che svolge attività forense ma non iscritto all’Ordine degli Avvocati (e quindi non è un avvocato).

Supponiamo infine (spero di no, ma può succedere) che abbiate la Finanza in casa, vi serva un commercialista e che la segretaria dello studio commerciale al quale vi siete rivolti vi chieda se preferite: a)  farvi assistere da un commercialista  iscritto all’Ordine dei Commercialisti, oppure b) farvi assistere da un “commercialista” che svolge consulenza fiscale ma non iscritto all’Ordine degli Commercialisti (e quindi non è un commercialista).

Quelli che preferiscono le seconde ipotesi possono tranquillamente interrompere subito la lettura di questo articolo.

Chi invece, come secondo me è logico, preferirebbe sempre e comunque le prime ipotesi, sappia che oggi, nella modulistica per l’accredito stampa a una manifestazione, mi sono trovato a dover indicare se appartengo: a) alla categoria dei giornalisti in possesso di una tessera dell’Ordine dei giornalisti in corso di validità oppure b) alla categoria dei giornalisti che svolgono attività giornalistica ma non in possesso della tessera dell’Ordine dei giornalisti.

 

TRADUZIONE: in Italia l’informazione (si fa per dire) è – nell’indifferenza generale e con il tacito o complice consenso di quasi tutti – affidata a chi non ha la professionalità richiesta dalla legge per farla. E’ come dare il bisturi in mano a un infermiere, il mitra in mano a un bambino, il ponte da costruire in mano a chi al massimo gioca coi Lego, la patente a un cieco. Ma poi ci si lamenta se i pazienti muoiono, i ponti crollano, il bambino ammazza un passante.

Siamo al punto estremo di evoluzione, anzi all’implosione del giornalistificio denunciato ormai tanti anni fa e della surretizia liberalizzazione della professione degli ultimi quindi anni.

Forse a qualcuno ciò parrà ganzo, o normale, o al passo coi tempi, o frutto “della professione che cambia“.

A me, no. 

A me sembra solo una catastrofe. Per tutti, mica solo per i giornalisti.