VIAGGI&PERSONAGGI, di Federico Formignani
La dimora dell’autrice de “La mia Africa” trasuda di passioni (anche amorose) e ossessioni: il Kenya, la pittura, gli pseudonimi, i blasoni, gli uccelli, i fiori. Che ancora oggi abbelliscono, freschi ogni giorno, la casa di Rungstedlund, il cui nome vuol dire “bosco degli echi profondi“…
Il tratto di costa danese che accompagna il passaggio di mare chiamato Øresund, non è molto dissimile da quello svedese che lo fronteggia. L’Øresund è un piccolo mare interno che collega il Mare del Nord al Baltico. C’è anche un punto geografico in cui la cittadina di Helsingør (ospita un castello che sarebbe stato teatro delle gesta di Amleto) è molto vicina a Helsingborg, in Svezia. Di fatto le due località si guardano dalle due rive e con una ventina di minuti di traghetto si passa da una nazione all’altra. Verrebbe da pensare perché mai il consorzio danese-svedese non abbia scelto questo stretto di pochissimi chilometri per costruirvi un collegamento permanente; se la scelta è caduta sul magnifico ponte (galleria sottomarina compresa) che unisce, più a sud, Copenhagen con Malmö – compiendo un tragitto complessivo maggiore – una ragione pratica (o politica) ci sarà pur stata; ad ogni modo il grande ponte è una consolidata realtà, che fa felice danesi e svedesi. Divagazioni a parte, il mio percorso iniziato a Copenhagen, finisce prima di Helsingør; per l’esattezza a Rungstedlund, piccola località sul mare il cui nome starebbe a significare qualcosa come “bosco degli echi profondi”. Qui sorge la casa natale e il grande parco di proprietà di Karen Dinesen (1885-1962) universalmente nota come Karen Blixen. Famosa scrittrice e pittrice, molto amata come artista della penna e della tavolozza dai suoi concittadini.
L’esistenza avventurosa e “mondana” di Karen ha avuto dunque inizio e fine nello stesso luogo: Rungstedlund. Dopo aver contratto un matrimonio di convenienza con il nobile svedese von Blixen-Finecke, Karen si trasferisce in Africa, nel Kenya, luogo nel quale risiederà per ben diciassette anni, amministrando una grande piantagione di caffè. Nel 1925 divorzia quando già era legata sentimentalmente all’aristocratico Denys Finch Hatton, cacciatore e uomo di mondo. Morto in un incidente di volo Denys, Karen nei primi anni Trenta ritorna definitivamente in Danimarca, nella amata casa di Rungstedlund. La fama della scrittrice è soprattutto legata al libro “La mia Africa” (Out of Africa) nel quale racconta le esperienze di vita e di lavoro nella piantagione e racconta, soprattutto, il grande amore vissuto con l’inglese Finch Hatton. Il libro ha offerto lo spunto per la famosa pellicola del 1985, premio Oscar, grazie all’interpretazione di Meryl Streep e Robert Redford.
Birgit Nielsen, la bionda e diafana PR che mi accompagna nella visita della casa e del parco, ci tiene subito a farmi sapere che sarebbe ingiusto e riduttivo considerare l’importanza come autrice della Blixen solo ancorandone il nome alla sua opera più nota. Karen aveva innanzi tutto grandi doti di sensibilità e amore per la natura e l’Africa non è stato l’unico luogo nel quale lei abbia scritto i suoi romanzi, tra i quali – oltre quello autobiografico – figurano “Seven Gothic Tales“, “Winter Tales” e “Last Tales“. Anche se sono emersi carteggi di grande valore scritti nel periodo africano, è con il ritorno in Danimarca che la Blixen esprime le sue notevoli doti di scrittrice, sia usando il proprio nome ma anche utilizzando numerosi pseudonimi, il più famoso dei quali (Isak Dinesen) è molto conosciuto in America. Birgit accompagna queste annotazioni letterarie con un grande sorriso, che sparisce quasi subito quando ricorda che la scrittrice ha sofferto prima di morire per la lunga malattia che l’ha consumata, poco per volta. Ora è sepolta ai piedi di una grande quercia, al limite estremo del parco.
La casa natale è oggi un museo frequentatissimo. Birgit mi mostra numerosi libri, documenti e una raccolta di fotografie del periodo africano. I quadri dipinti da Karen non sono pochi e ritraggono personaggi e paesaggi del Kenya. Due vite, due terre profondamente diverse a marcare un’esistenza straordinaria. Il parco, per volere della Blixen, è divenuto nel 1958 un vero e proprio santuario per gli uccelli. Sono circa una trentina le specie di volatili che vi hanno fissa dimora, protetti dalla Società Ornitologica danese. Sono numerose le specie arboree qui conservate, alcune vecchie di oltre duecento anni. Vi sono tre laghetti, popolati da anitre e cigni, alcuni sentieri che attraversano il parco, vera oasi di verde e di silenzio. La Blixen ha sempre amato i fiori, coltivati in grande quantità e varietà ancora oggi. Lei era solita ingentilire le stanze nelle quali viveva, creando gradevoli composizioni floreali e cambiandole ogni giorno. Abitudine che il personale del museo, mi assicura Birgit, perpetua dal giorno della sua scomparsa.