Alzi la mano chi da bambino non ha sognato di fare l’astronauta, o almeno di sentirsi tale.
Agli scolari di oggi, alla ripresa della scuola, potrebbe capitare questa fortuna: si parla infatti, in chiave antivirus, di plexiglass tra i banchi e di visiere sugli occhi. Una pacchia, se non ci fosse da scrivere il dettato e da passarsi il compito tra i banchi.
A me pare però che, sulla luna, ci viva il ministro Azzolina, quella dell’imbuto da riempire.
Perchè, “risorse” a parte (e dici poco), vi sembra realisticamente possibile attrezzare in tempo e in modo adeguato, in tutta Italia, migliaia di aule scolastiche e tenere “socialmente distanti” per ore, senza interruzione, milioni di bambini e ragazzi a colpi di cortine trasparenti e maschere sul viso?
Siamo seri.
C’è il forte rischio che i pannelli non siano “a tenuta”, se non di cartone come da italica tradizione, o che vengano istoriati di graffiti già il secondo giorno, se non vandalizzati più brutalmente, e che le visiere diventino in un nanosecondo, secondo i casi, giocattoli o vecchi arnesi.
Ciò a prescindere dai problemi del prima, dopo e durante, tipo entrata, uscita, intervallo.
Insomma, come qualunque assembramento, anche una gestione del tutto asettica delle lezioni mi pare, più che improbabile, fantascientifica.
E penso quindi si debbano trovare soluzioni più realistiche e praticabili, anche se magari formalmente meno sicure.
Questione di scelte a monte, come si diceva un tempo: o siamo attrezzati davvero per fare quello che si vorrebbe, o bisogna accettare di convivere col virus. Sennò è come andare alla guerra con le divisioni di carta.
Astenersi dal chiedermi “cosa faresti tu al loro posto”. In quel posto ci sono loro ed è loro compito trovare risposte, sennò facevo il ministro.