Poichè vanità ed esibizionismo sono il peggiore dei mali moderni, la presenza di una telecamera davanti alla quale pavoneggiarsi sortisce oggi effetti uguali o peggiori di quelli del proverbiale fiasco che, in osteria, una volta si implorava fosse sottratto al bevitore sragionante in evidente stato di ebbrezza.
Il fatto è che, non meno colpevoli dei mentecatti bramosi di quindici secondi di presunta notorietà sono registi, conduttori, cameraman, i quali per primi eccitano la folla offrendole, scopo messinscena, l’opportunità di uno show.
Esempio odierno, i deficienti che, dopo aver sonnecchiato un paio d’ore in tribuna ruminando popcorn, davanti all’obbiettivo della tv travolgono l’inviata Rai simulando isterismi da tifo calcistico degni di una baccante, non prima di essersi mascherati da carnevale con creste variopinte.
Mi hanno ricordato la tizia – di professione “mondana”, come si diceva ai bei tempi – che, appena ripresasi dall’overdose accusata durante un festino a base di sesso e cocaina con un parlamentare, vista rivelata in pubblico la sua occupazione, anzichè aspirare a tornale al più presto in un rassicurante anonimato recriminava contro il destino cinico e baro e rivendicava, quasi le fosse dovuta, ora che era famosa, almeno una convocazione nella tv di intrattenimento. “Penso a un reality”, confessava callida ai rotocalchi.
Ecco, forse si può dire che nel suo caso la telecamera era meglio della polverina, anzichè del fiasco. Ma la sostanza, purtroppo, non cambia.