Dopo molti investimenti e un totale restyling Urs e Adriana Burkard presentano i rossi di Arillo in Terrabianca e anticipano – con precisione svizzera! – l’inaugurazione della cantina-resort di Radda in Chianti (progetto di Mario Botta e Heinz Beck in cucina): 10 ottobre 2026.
Sincronizzate i calendari: l’appuntamento è già fissato per il 10 ottobre 2026. L’ora esatta è ancora presto per saperla e, di conseguenza, anche per sincronizzare gli orologi, ma del resto nemmeno gli svizzeri possono essere così precisi da fissare l’orario esatto di qualcosa con quattordici mesi d’anticipo.
Non è una boutade, però. E’ tutto vero: la data dell’inaugurazione della nuova cantina di Arillo in Terrabianca, disegnata a Radda in Chianti da un archistar come Mario Botta, con resort superlusso (8 suite, spa e wine shop) e ristorante (curato addirittura da Heinz Beck in persona) annessi, è davvero già fissata per il 10 ottobre 2026. Sarà un sabato, per chi volesse annotarlo da subito in agenda.
I primi a sorridere di tanto puntiglio e di tanto pragmatismo calvinista sono proprio loro, i coniugi Burkard (l’elvetico Urs e l’italiana Adriana), proprietari dell’arcipelago enoico Arillo (dal latino arillus, cioè acino) che, oltre alla tenuta di Radda (135 ettari di proprietà, di cui 12,5 di vigneti), comprende a Massa Marittima la tenuta Il Tesoro (40 ettari di vigneti) e, affacciato sulla Val d’Orcia e la Val di Chiana, a Montefollonico, il gioiellino di Colle Brezza (8 ettari di vigneti), dove abitualmente risiede la coppia.
I mezzi non gli mancano. Ma in materia di affari il pragmatismo tipicamente svizzero fa in questo caso il paio con una precisa visione (“Vogliamo dare stile e continuità all’azienda, anche con nostro figlio, secondo un modello sostenibile ed olistico“) e con la prudenza: “Investimenti anche Montalcino? Ci pensiamo, senza fretta“, risponde lei alla domanda del cronista, ansioso di conoscere il seguito del Risiko vitivinicolo cominciato nel 2019, rimasto sospeso col Covid e ripreso con vigore dopo la pandemia, quando i Burkard comprano anche la proprietà di Radda. La quale è stata sottoposta nel frattempo a grossi investimenti e a un radicale cambio di stile enologico affidato a Vieri Vannoni, l’enologo che è con loro fin dall’inizio. “E’ per questo che abbiamo deciso di presentare solo adesso i vini di Terrabianca, destinata a diventare la nostra cantina-ammiraglia. Ora sono davvero nostri e rispecchiano il nostro gusto“, spiegano. Sono certificati bio dal 2023 e stanno andando con decisione, ammette lei, verso la biodinamica.
Il Sacello Chianti Classico docg 2022, fatto in acciaio e cemento, ha un colore vivacemente scarico e al naso restituisce le note di frutto, freschezza e fragranza che ci si aspettano, dando al vino la piacevole eleganza rintracciabile anche al sorso, molto pulito, rassicurante, gastronomico, in qualche modo tradizionale. Si sale di livello col Chianti Classico Riserva Poggio Croce docg 2021, fatto solo in botte grande, dal bel colore rubino e dal bouquet verticale, asciutto, quasi severo, con accenno di sentori di macchia mediterranea e di resina. Sensazioni di piacevole compostezza e profondità si ritrovano anche al palato: vino molto convincente. Ci è piaciuto invece un po’ meno, ma solo per nostra confessa prevenzione verso la tipologia in sè e non per una sua intrinseca debolezza, il Chianti Classico Gran Selezione Vigna Terrabianca docg 2020, un Gallo Nero importante fin dal colore, denso e quasi cupo, fitto al naso, intenso ed ampio, con note di frutta rossa e lievi accenni di agrumi, che in bocca si allarga in una beva non ingombrante, asciutta, strutturata ma senza eccessi. Decisamente marcata, poi, l’impronta sensoriale del Campaccio Igt Toscana 2020 (40% Sangiovese, 30% Merlot e 30% Cabernet Sauvignon), prodotto in Maremma, di un rubino scurissimo e dal bouquet complesso, opulento, pungente, con netti richiami speziati e un’eco affumicata, tutti sentori che con più agilità tornano al palato, rendendolo gentile e scorrevole. Molto promettente, infine, il Campaccio Igt Toscana 2021, assaggiato in anteprima, dal colore quasi impenetrabile e dal profumo ricco, screziato, col frutto maturo in evidenza, accenni vegetali e un tocco quasi pulviscolare, mentre al sorso è quasi brusco, neghittoso e piacevolmente nervoso. Siamo curiosi di riassaggiarlo più in là. Magari, se non prima, tra 439 giorni, ossia il 10 ottobre 2026.