di LORENZO COLOMBO
Arlèo 2002 Igt Rosso del Veronese Santa Sofia: non tornava nulla in questo vino, non è chiaro con che uva fu fatto e l’annata era considerata pessima. Eppure alla fine è bello e buono assai!
Santa Sofia è un’azienda storica della Valpolicella, essendo stata fondata nel 1811. Di proprietà della famiglia Begnoni è situata a San Pietro in Cariano, in frazione Pedemonte, dispone di 90 ettari di vigneti e produce 650.000 bottiglie.
Sul sito aziendale, nella scheda tecnica di questo vino troviamo “prodotto con uva Corvina, Corvinone, Rondinella ed altre varietà a bacca rossa provenienti da vigneti collinari e sassosi situati nel comune di Verona. La resa è di 30 ettolitri/ettaro, vinificazione in acciaio con macerazione di 15 giorni, affinamento per 36 mesi in botti di rovere di Slavonia da 20-30 hl e tonneaux da 500 litri di rovere francese. Sosta di almeno 6 mesi in bottiglia”.
Ebbene, quello che abbiamo bevuto noi è un altro vino.
Nella sua retroetichetta troviamo infatti scritto “vino esclusivo di nostra produzione, da uve Corvina, Cabernet sauvignon e Merlot, affinato in piccole botti di rovere di Slavonia”.
Ma com’era questo vino?
Buonissimo!
L’annata 2002 è unanimamente considerata una delle peggiori di inizio secolo, con un clima caratterizzato da una notevole piovosità che ha messo a dura prova i vignaioli costretti a ridurre significativamente le loro produzioni per cercare di ridurre al minimo i danni. Si salvarono Sicilia e Valtellina, dove si ottennero vini dalla notevole qualità.
Ma, assaggiando nel corso degli anni molti vini di quel millesimo ci siamo accorti che la realtà era ben diversa, con vini certamente non potenti ma spesso caratterizzati da una grande eleganza.
Anche sulla loro tenuta nel tempo, allora considerata breve, ci siamo dovuti ricredere, non in tutti i casi ovviamente, ma l’ultima conferma l’abbiamo avuta da questo vino.
Qualche difficoltà l’abbiamo avuta all’apertura, con il tappo che si è spezzato a metà e, non essendo riusciti ad estrarlo completamente abbiamo dovuto spingerlo all’interno della bottiglia e di conseguenza filtrare poi il vino che, curiosamente, non presentava alcun sedimento.
Bellissimo il suo colore, granato profondo, vivo e luminoso, con unghia tendente leggermente all’aranciato.
Buona l’intensità olfattiva, ampio ed elegante, si colgono sentori di frutto dolce, prugne mature, anche in confettura, cioccolato, vaniglia, note balsamiche e mentolate, leggeri accenni di radici, pepe, tabacco, caffè.
Intenso al palato, strutturato, con tannino ancora vivo, sentori di cioccolato amaro, prugne e ciliegie mature, accenni d’amaro alle erbe, note di rabarbaro, leggeri accenni piccanti, chiude lunghissimo su note di caffè amaro e con ricordi di Pocket Coffee. Un vino godibilissimo che non dimostra assolutamente la sua età, a bottiglia coperta gli avremmo dato cinque o sei anni.
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