Sul mento, sulla bocca e non sul naso, sul naso e non sulla bocca, sulla gola, sul collo, sulla fronte, sulla nuca, sugli occhi come un condannato a morte oppure su uno solo come il pirata Barbanera. In mano e in tasca.
In questo pericoloso Carnevale spostato tre mesi in avanti è bastata un’ora nel paesello per vedere di tutto. Anzi una mascherata in piena regola, coi poveri vigili a lanciare bonari ammonimenti di travisamenti a norma e di rispetto delle distanze regolamentari.
Non ci voleva molto a prevedere che sarebbe andata così. Né si possono biasimare troppo il pensionato spaesato, l’extracomunitario, il tonto, l’accaldato e nemmeno il disinformato, il distratto, il furbo, il menefreghista o l’ignorante.
Il rigore, se tale dev’essere, o lo mantieni inflessibilmente o in breve la barca comincia a fare acqua.
Così lo sblockdown si è presto trasformato in un’esilarante galleria di comici orrori estetico-sanitari. O, se volete, in uno fedele specchio dei costumi sociali.
Che vogliamo farci: impareranno, impareremo, sarà tutto inutile, servirà a qualcosa?
A me fa più paura l’idea di rendere vani con una ricaduta gli ultimi settantacinque giorni del virus in sé.
Suggerimento finale e gratuito agli amici fotografi (se già non l’hanno pensato): questa è un’occasione unica per un reportage irriverente da pubblicare come libro strenna quando (ma quando?) tutto sarà passato.