di ROBERTO GIULIANI
Un’espressione del vitigno diversa da quelle a cui siamo abituati in Irpinia, frutto del legno, del vicino mare e della joint venture di Tempa di Zoè.

 

Siamo a Torchiara, anno 2016. Qui Bruno De Conciliis, Vincenzo D’Orta, Feudi di San Gregorio e Francesco Domini decidono di unire le proprie esperienze per valorizzare il territorio cilentano con un nuovo progetto. Quattro vigne per un totale di 5,4 ettari, divise tra i comuni di Torchiara, Agropoli, Aquara e Rocca Cilento. Inizialmente i vini vengono prodotti da Feudi a Sorbo Serpico, ma nel 2018 viene ristrutturata una cantina ad Agropoli, in località San Pietro, circondata da 4 ettari di vigneto, dove verranno vinificati tutti i vini di Tempa di Zoè.

Le uve predestinate sono l’Aglianico e il Fiano, da quest’ultimo nasce lo XA, poco più di 3000 bottiglie, fermentato in botti da 500 litri e maturato in botti di rovere francese per un anno.

Un’espressione di questo vitigno abbastanza diversa da quelle a cui siamo abituati in Irpinia, frutto non solo della lavorazione in legno, ma anche di un territorio molto più vicino al mare e da questo influenzato.

Ha colore paglierino medio, molto luminoso, il primo impatto riporta a leggere note boisé, ma velocemente si sposta su agrumi gialli maturi, pesca ed erbe balsamiche, forti richiami alla cera d’api, sfumature di camomilla, sul finale un accenno di melone invernale e note iodate.

L’assaggio si concretizza in una sensazione di pienezza e intensità, con una spiccata freschezza e una altrettanto incisiva sapidità; è un vino complesso e stimolante, con grandi prospettive evolutive, non sarebbe male averne qualche bottiglia da parte per futuri assaggi, ma per ora ci possiamo accontentare.

 

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