di LORENZO COLOMBO
Nino Franco, storica azienda di Valdobbiadene, ha di recente sfoderato una degustazione di spumanti che comprendeva bottiglie dal 1991 in su. Potevamo mancare?
Lo scorso 15 settembre ho partecipato, presso l’Enoluogo di Milano, ad una degustazione di nuove e vecchie annate di vini della Nino Franco. A condurla Primo Franco con la figlia Silvia ed il direttore di Civiltà del Bere, Alessandro Torcoli.
Primo, terza generazione dell’azienda fondata nel 1919 dal nonno Antonio, mercante di vini a cui è succeduto il padre Nino, che ha iniziato a produrre spumanti, ha tracciato la storia aziendale e, in parallelo, quella del Prosecco, passato in breve tempo da vino per il consumo locale è diventato sinonimo di spumante nel mondo (nel 2024 ne sono state propdotte poco meno di 800 milioni di bottiglie tra Prosecco Doc, Asolo Prosecco Docg e Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, di cui oltre 90 milioni di quest’ultimo (dati Valoritalia).
Un risultato ottenuto alla fine del percorso iniziato nel 2009, quando è stato eliminato il nome Prosecco come vitigno, sostituendolo con Glera, ed è stata effettuata una profonda revisione dei disciplinari di produzione portando a Doc il Prosecco ed elevando a Docg l’Asolo Prosecco ed il Conegliano-Valdobbiadene Prosecco Superiore. Il tutto per proteggere un nome spesso abusato con vini prodotti fuori dal territorio d’origine (cosa che peraltro ancora avviene in Australia), il quale tra le tre denominazioni si sviluppa poco meno di 39.000 ha di vigneto.
Le prime spumantizzazioni moderne a Valdobbiadene si hanno negli anni ’20 del secolo scorso, con l’arrivo delle prima autoclavi (Azienda Valdo). Prima d’allora si producevano vini rifermentati in bottiglia con il cosiddetto Metodo ancestrale, tornato ultimamente di moda ed inserito recentemente nel disciplinare di produzione con il termine “Sui lieviti”.
Primo Franco si diploma nel 1967 presso la Scuola Enologica di Conegliano e nel 1971 entra in azienda ad affiancare il padre, quasi costretto essendo l’unico figlio maschio, anche se la sua aspirazione era quella di fare l’architetto. Si appassiona presto, però, e negli anni ’70 è tra i pochi a presentare i suoi vini presso l’allora Fiera Campionaria di Milano. Negli anni ‘80 viaggia per gli Stati Uniti, dove riesce a lanciare il Prosecco e dove attualmente viene destinata una notevole parte della produzione aziendale.
La Nino Franco produce circa 2 milioni di bottiglie, il 70% delle quali va all’estero (la metà negli Stati Uniti). La quota italiana è distribuita da Meregalli, con cui l’azienda è legata sin dal 1978.
Ma veniamo ai vini degustati: ben dieci, comprese due miniverticali che si sono spinte sino ai primi anni 2000 e addirittura sino al 1992. Tutti prodotti solo con uve Glera e frutto (tranne il Vendemmia Tardiva) di una rifermentazione in autoclave di 30 giorni.
Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Rustico Brut
Per la produzione di questo vino, nato negli anni ’70, dapprima come Prosecco col Fondo ed in seguito prodotto con il Metodo Charmat, vengono utilizzate le uve (ed i mosti) provenienti da diversi vigneti (anche 30 o 40 parcelle) di collina. Colore è paglierino scarico, il naso, di media intensità, è fresco e pulito e presenta leggeri accenni di lieviti e sentori di pera Williams e di pesca bianca. Fresco e succoso alla bocca, sapido, vi ritroviamo le note di pera, lunga la sua persistenza. Rappresenta, secondo noi, il prototipo di quello che dovrebbe essere un Prosecco di Valdobbiadene.
Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Vigneto della Riva di San Floriano 2024
Le uve provengono dall’omonimo vigneto situato a Valdobbiadene, i suoli sono di natura calcarea con presenza di selce ed argilla. Color verdolino, media la sua intensità olfattiva, pulito, elegante, fine e delicato, bel frutto dove spicca un sentore di pesca bianca. fresco e sapido, delicato anche al palato, succoso e con buona vena acida, sentori di pesca bianca, discreta la sua persistenza. L’abbiamo apprezzato molto, soprattutto all’olfatto.
Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Nodi Extra Brut 2023 (in anteprima)
Le uve provengono da un’unica parcella, la Col del Vent, mentre il nome del vino ha un doppio significato, Nodi come le nodosità dei ceppi (alcuni dei quali centenari) e Nodi come unità di misura del vento, qui sempre presente, come d’altra parte indica il nome del colle sul quale sussiste il vigneto. Color verdolino, buona la sua intensità olfattiva, sentori di frutta a polpa bianca. Intenso e sapido alla bocca, sentori di pesca, sia bianca che gialla, leggere note piccanti. Più energico rispetto al San Floriano.
VSQ Grave di Stecca Brut
Dopo alcune bocciature da parte della commissione d’assaggio per i vini a denominazione si è deciso di continuare comunque sulla strada intrapresa declassando il vino a VSQ (Vino Spumante di Qualità). Le uve provengono da un vigneto circondato da un muro, un vero e proprio Clos, citato sulle mappe napoleoniche.
Situato a 270 metri d’altitudine ha suoli calcarei con presenza di ghiaia. Sono tre le annate degustate: 2018 (in anteprima), 2014 e 2010
2018 – Paglierino, media la sua intensità olfattiva, sentori di pesca gialla e di pera matura. Cremoso, sapido e succoso, asciutto, sentori di pesca, leggeri accenni vegetali, buona la sua persistenza.
2014 – Dopo un cambio di bottiglia dovuto a sentori leggermente anomali, probabilmente dovuti al tappo (anche se non di tappo) abbiamo trovato un vino dal color giallo paglierino di buona intensità che presentava sentori di frutta fresca nonostante la non giovane età. Fresco e sapido, verticale, nuovamente cogliamo sentori di frutta fresca, discreta la sua persistenza. Notevole, soprattutto per la sua freschezza.
2010 – L’età si fa sentire, già dal color giallo dorato. Intenso al naso dove leggeri e piacevoli sentori ossidativi donano complessità ad un vino caratterizzato da note di frutta gialla matura e di mela, anch’essa matura.
Dotato di buona struttura, cremoso, di media persistente e con fin di bocca amaricante.
Primo Franco Dry
E’ il vino che porta il nome di Primo, che l’ha voluto più dolce rispetto a quanto allora andava per la maggiore, la prima annata di produzione è stata la 1983. Le uve provengono dai vigneti più alti, situati ad una media di 366 metri slm, anche questo vino è stato servito in tre annate diverse: 2024, 2003 e 1992.
Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg 2024
Color verdolino, bel naso, intenso, ampio, fruttato, pera, mela, pesca bianca. Fresco e succoso, morbido, sentori netti di pera Williams, pesca gialla, accenni di canditi, lunga la persistenza.
Prosecco Doc 2003
Anche in questo caso siamo ricorsi alla seconda bottiglia avendo la prima dato segni di ossidazione. Il colore è oro intenso e luminoso, al naso troviamo un vino fresco anche se ci sono segni d’evoluzione che portano a leggere, ma piacevoli, accenni ossidativi che rimandano alla buccia di mela. Alla bocca cogliamo note d’albicocca e pesca gialla disidratata e sentori di succo di mela, buona la sua persistenza.
Prosecco Doc 1992
Questo vino è stato servito in caraffa dopo filtrazione, essendosi, all’apertura, sbriciolati un poco i tappi. Il suo colore è oro antico, intenso al naso dove si percepiscono sentori di radici, caramella all’orzo e pesca gialla matura.
La caramella all’orzo si coglie anche alla bocca dove troviamo un vino particolare e molto affascinante, difficile da descrivere, lunghissima la sua persistenza. Notevole.
Prosecco Doc Grave di Stecca Vendemmia Tardiva Abboccato 1991
Molto bello il colore, oro luminoso. Intenso al naso dove presenta sentori di canditi ed accenni di zenzero.
Buona la sua struttura, come pure la persistenza, sentori d’albicocca e zenzero.
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