Elezioni di un contestato e burocratico ente pubblico, ma pur sempre pubblico. Forma rispettata alla lettera: urne sigillate con fessura per la scheda, scheda elettorale prestampata coi nomi e i dati dei candidati, doppio addetto al seggio per la verifica dei documenti di identità, matita copiativa, stanzetta appartata per il voto e perfino annuncio finale vocal-celebrativo – nel deserto echeggiante di una sala vuota – dell’espressa preferenza da parte dell’elettore: “Stefano Tesi ha votato!”.
Ecco, però, si diceva del seggio: nella convocazione è indicata la città e la via, ma non in numero civico. Anzi, è specificato “snc”, come se il civico non ci fosse. Ora, vi pare possibile che nel centro di un capoluogo di comune ci sia una strada senza civici, a meno che sulla medesima non si apra (e ovviamente non si apre) un portone solo? E chi non è di lì come fa a trovarlo?
Infatti il civico c’era eccome. Per la precisione ce n’erano due: uno scolpito in un riquadro di travertino sopra l’ingresso e un altro dipinto sopra il primo col pennello.
Ma il bello del “snc” è un altro: era la sede degli uffici comunali!
Che “snc” volesse dire “siete nel comune”?
