Il 17/11, a Corno di Rosazzo (UD), un’inondazione ha messo in ginocchio aziende che però, da brave friulane, si sono subito rimboccate le maniche per lanciare come “regalo solidale” i prodotti danneggiati fuori, ma perfetti dentro, recuperati dai magazzini allagati.

C’è chi le bottiglie le affina sotto l’acqua di mare e chi invece se le ritrova rovinate, solo all’esterno per fortuna, dall’acqua dolce – si fa per dire – che esonda dai fiumi e si mescola alle porcherie raccolte invadendo campi, strade e tutto il resto. Dall’alluvione, insomma.

E’ quello che è successo in Friuli, a Corno di Rosazzo e dintorni, il 17 novembre scorso: 300 millimetri di pioggia in poche ore, vigneti devastati, cantine allagate, opifici pieni di fango. Con quel che ne consegue.

Ma noi siamo friulani: ci lamentiamo poco e ci rimbocchiamo le maniche“, dice Filippo Butussi, da pochi mesi presidente del Consorzio Friuli Colli Orientali e Ramandolo e biovignaiolo tra i più colpiti dalla catastrofe. Butussi è un pragmatico e un realista. E ha subito cercato di correre ai ripari. “La nostra azienda, il magazzino, i campi sono stati sommersi dalle acque di due fiumi: 65mila bottiglie a bagno. Circa 40mila sono state salvate, ma le altre erano come minimo da rietichettare. Un costo enorme da sostenere, oppure un grosso danno sotto il profilo commerciale. Ed è qui che abbiamo pensato che la gente potesse aiutarci: abbiamo messo in vendita sul nostro sito dei box di “vini alluvionati“, cioè bottiglie che hanno l’esterno segnato da una patina lasciata dall’acqua e dal fango, ma col vino all’interno perfettamente integro, grazie alla tenuta del tappo”.

Poi si sono uniti ad altre aziende colpite per fare un fronte comune contro la catastrofe.

Questo fronte si chiama “Una scelta di valore per il territorio” e mette in fila quattro cantine (Casariz, Valentino Butussi, Borgo del Tiglio e Marta Venica) e un mulino artigianale (Molino Tuzzi), che offrono l’opportunità di fare un acquisto solidale dei loro prodotti, danneggiati dall’alluvione fuori ma, come detto, rimasti buonissimi dentro.

Prima  – spiega Filippo Butussi – abbiamo però portato le bottiglie in un laboratorio specializzato, che nei fanghi in superficie ha individuato la presenza di batteri, nei vini invece nulla: l’imboccatura della bottiglia è del resto protetta dalla capsula. Inoltre il vino, essendo alcolico, abbatte di per sè le cariche microbiologiche. Abbiamo pensato però che, mettendo le bottiglie in tavola, le persone maneggiandole avrebbero comunque potuto portare questi batteri sulle posate o il cibo. E allora le abbiamo lavate a mano una per una in acqua clorata, a ulteriore garanzia di salubrità per i nostri clienti. Dopo aver effettuato nuovamente il controllo sulle bottiglie lavate, non si è trovata più traccia di presenze batteriche nemmeno sulla superficie”.

Tutto tranquillo, insomma.

Presso molti ristoranti il successo è stato immediato, con ordini importanti. Ma comincia a funzionare anche il mercato dei privati, che possono trovare tutte le offerte sui siti della aziende coinvolte.

L’unico “ricordino” del passaggio dell’alluvione, del resto, è rimasto sulle etichette (“qualcuna più, qualcuna meno“, precisano i produttori), che a questo punto diventano anche una sorta di marchio, di souvenir in mano al consumatore a testimonianza della solidarietà prestata agli sfortunati vignaioli. Il che ha la sua simbolica importanza.

Buon Natale.

www.casariz.com
www.butussi.it
wwwborgodeltiglio.it
www.molinotuzzi.it
www.martissimawinefarm.com