Non sono un complottista, né un forsennato della vita mondana. Non sono nemmeno un virologo. E quindi, sul covid, tendo a credere a ciò che le istituzioni mi dicono e raccomandano di fare.
Tanto premesso, non capivo prima e non capisco oggi i quotidiani calembour numerici adottati dal governo per arginare il contagio.
Leggo di un coprifuoco alle 22: ma perché, dopo quell’ora il virus è più aggressivo e prima meno? Dicono che la vita notturna è assembrante e va scoraggiata. Ma perché, le attività diurne come la scuola, i mezzi pubblici, gli uffici, le fabbriche non lo sono? Assembrarsi di giorno è meno contagioso che la sera?
A cena con amici e parenti si va al massimo in 6, a matrimoni e funerali al massimo in 30. Ma che follia sarebbe? In 4 a tavola e in 25 alla messa sarebbe meno rischioso? Basta un commensale o un invitato infetto a impestare tutti, su quale calcolo di rischio percentuale si basano i limiti?
Per favore, qualcuno lo spieghi.
Se bisogna chiudere, si chiuda!
La chiusura a geometria variabile, col virus che di giorno esce dalla porta e la notte rientra dalla finestra, è semplicemente ridicola: non mi risulta che il coronavirus porti l’orologio e usi il pallottoliere.
A meno che Giuseppi non glielo abbia imposto per DPCM, si capisce.
