Impegnati a insegnare ai dipendenti il balletto idiota con cui ci ammorbano a ogni piè sospinto, i dirigenti della TIM, che non a caso dirigono una compagnia dell’Uganda profondo, non possono perdere tempo a gestire certi servizi bazzecolari per i quali la clientela capricciosa li importuna con sconcertante frequenza. Che so: guasti, errate fatturazioni (sempre a svantaggio del cliente, è ovvio), disservizi.
Poco fa, ad esempio, scusandomi umilmente e dopo lunghi ripensamenti, ho osato disturbare il 191 per un addebito monstre imprevisto.
Dopo vari minuti di attesa mi risponde dal grande raccordo anulare una tipa che sulle prime pretende di convincermi che è normale pagare i consumi di agosto per una sim disdetta a luglio.
Decorsi altri 15 minuti la medesima si consulta con una collega e dopo ulteriori 5 si scusa, dicendo che non funziona il sistema e quindi non mi può aiutare. Faccio notare che il sistema (della Tim e non il mio o quello del carrozziere sotto casa) non funzionava nemmeno ieri e l’altroieri. Lei dice che non è colpa sua e che mi richiama dopo. Dopo quando?, chiedo io. Lei: non lo so. Io: scusi ma mica posso restare in ufficio tutta la mattina ad aspettare voi. Lei (irritata): mica è colpa mia. Io (più irritato di lei): allora sarebbe mia? Lei: se preferisce richiami oggi pomeriggio. Io: volentieri, ma come faccio a ritrovarla? Mica posso rispiegare tutto da capo. Lei: mica può scegliere l’operatore con cui parlare. Io: certo, chiedo solo di parlare con chi già è al corrente della questione, visto che ci abbiamo messo 45 minuti per spiegarci.
Lei mi riattacca in faccia.
Io voglio attaccare lei e i suoi capi alla manovella che, con ogni evidenza, devono gitare per far funzionare la loro azienda da operetta.