di LORENZO COLOMBO
Igt Salento rosso “Simpotica” 2006 Severino Garofano Azienda Monaci: un vino firmato da uno dei più importanti enologi italiani, che forse ha superato il momento dall’apogeo ma sa ancora farci vibrare.

 

Spesso ricostruire la nascita di un vino con diversi anni sulle spalle è impresa ardua, soprattutto se quel vino non esiste più o se è cambiato completamente nel corso degli anni o, quello che è cambiato – più volte – è il nome dell’azienda.

Non sappiamo con certezza quale sia stata la prima annata di produzione di questo vino però siamo certi che nel 1998 già esisteva, su una Guida del 2002 lo troviamo prodotto da Masseria Monaci di Copertino di proprietà di Severino e Stefano Garofano, composto da 85% Negroamaro, 13% Montepulciano e 2% Malvasia Nera. In altre due Guide, entrambe del 2009, il vino, dell’annata 2004 risulta prodotto dall’Azienda Monaci, sempre di Copertino (sempre la stessa), ancora di proprietà di Severino Garofano. I vitigni utilizzati, senza specifica delle percentuali, risultano essere Negroamaro e Montepulciano. Sulle ultime guide l’azienda prende il nome di Garofano Vigneti e Cantine, di proprietà della famiglia Garofano, e viene commercializzato come Copertino Rosso Doc Riserva “Simpotica” e risulta prodotto con solo uve Negroamaro.

Severino Garofano è stato uno tra i più importanti enologi del meridione (è scomparso l’8 settembre 2018), nato in Irpinia ha trascorso tutta la sua carriera d’enologo tra Calabria (ha messo le mani sia nel Gravello che nel Duca San Felice di Librandi) e soprattutto in Puglia dove s’era trasferito a metà degli anni Cinquanta e dove ha firmato alcuni tra i più importanti vini, Patriglione e Notarpanaro (per Cosimo Taurino), Graticciaia (per Vallone) ed altri ancora. Nel 1995 fondò la sua cantina a Copertino.

Il nome del vino si riferisce al simposio, ossia a una riunione conviviale finalizzata a una specifica celebrazione, dove le poesie o i carmi erano destinati ad essere recitati nel momento conclusivo del banchetto.
Sii contento e bevi bene”, si trova scritto su una coppa del V sec a.C. che invitava i partecipanti al simposio, bevendo con moderazione secondo le indicazioni del simposarca.

Presumiamo che il vino dell’annata che presentiamo oggi sia stato prodotto con Negramaro più un 10% di Montepulciano.

Evoluto il colore, profondo con unghia tra il mattonato e l’aranciato. Buona l’intensità olfattiva, vi si colgono sentori di confettura di prugne, prugne in sciroppo, accenni di liquirizia dolce, chiodi di garofano e note balsamiche. Discreta la sua struttura, ancora assai decisa la trama tannica che rende il vino leggermente asciutto, buona la vena acida, note di liquirizia forte, accenni di fichi cotti e di noci, chiude con lunga persistenza su sentori di radici. Vino che ancora emoziona seppure ormai abbia passato da qualche tempo il suo momento di massimo fulgore.

 

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