di STEFANO TESI
Terlaner Nova Domus Cuvèe Riserva 1998 Alto Adige Terlano Cantina Terlano: siccome per assaggiare una mathusalem della stessa età dovremo aspettare il 2049, ci siamo accontentati di questa…
Prima dell’assaggio ho fatto un breve calcolo: per fare in tempo a gustarmi una delle mathusalem di Vorberg Riserva Pinot Bianco del 2022, di Quarz Sauvignon Blanc 2023 e soprattutto di Nova Domus Riserva 2022 – i nuovi grandi formati presentati a Firenze giorni fa dalla Cantina di Terlano – ma della stessa età del Nova Domus Riserva 1998 degustato nella medesima occasione, in formato normale però, dovrei trasformarmi in un novello Matusalemme o puntare a divenire un arzillo ultranovantenne. Cosa senza dubbio auspicabile, ma piuttosto improbabile.
Oggi quindi dovrò limitarmi a parlare dell’ultimo vino che ho menzionato, quello dell’annata 1998. E scusate se è poco, visto che appartiene al “Club dei 27”: ha cioè la stessa età di Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison e Brian Jones quando sono morti. Solo che lui è vivo e vegeto.
Il Terlaner, come ha ben raccontato Klaus Gasser, lo storico direttore commerciale della cantina, è “il” vino di Terlano per antonomasia, frutto di una ricetta che prevede in media il 30% di Chardonnay, il 60% di Pinot bianco e il 10% di Sauvignon blanc ed è “espressione del territorio, non delle varietà che lo compongono”.
La vendemmia ’98 fu l’esito di un’annata nel complesso temperata, con primavera mite, un’estate calda con piogge regolari e un settembre fresco, che garantirono uve sane, buona acidità e ottimo sviluppo aromatico. Il vino fu uno degli ultimi della cantina a fermentare interamente in barrique, poi fece un anno sui lieviti fini e subì l’assemblaggio sei mesi prima dell’imbottigliamento.
E’ stato un assaggio di grande fascino, che ha mantenuto le non poche aspettative.
All’occhio questo Terlaner è di colore oro giallo e carico, quasi cupo. Al naso affiora ancora un po’ di vaniglia, che presto però lascia il posto a note dense, evolute e quasi cremose di nocciola, sasso bagnato, polvere da sparo. Al palato si apre con grande eleganza e profondità, in una finezza stuzzicante e lunghissima, lasciando in bocca una sensazione mista di reminiscenze e di pulizia.
Nel complesso, insomma, un’ottima bevuta e una confortante conferma.
Per la mathusalem del 2022 citofonare nel 2049.
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