E’ tornato.
Ed è un vero artista, ma dal dito pigro. Anzi, pigrerrimo.
Con disinvoltura parcheggia il furgone, con agilità scende dal mezzo, con rapidità consulta la distinta e scarica lo scatolone, lo afferra e lo porta davanti al cancello.
A questo punto basterebbe suonare il campanello, farsi aprire e depositare il tutto.
Invece, no. Lui il campanello lo scruta da vicino con aria interrogativa. Ma non lo suona. Poi scuote il cancello, che resta ovviamente chiuso.
Dopo un attimo di riflessione si porta quindi lo scatolone sulle spalle, ergo sopra la testa e, issandosi sulle punte dei piedi, con massimo allungamento raggiunge la sommità del serramento, su cui appoggia il carico delicatamente sorreggendolo con la destra.
Dopodichè passa la sinistra dietro le sbarre e dà il cambio alla destra e, così procedendo per vari passaggi, cala piano piano il pacco al di là, sano e salvo, con massima soddisfazione sua e mia, fino a terra. Un funambolo.
Perchè non abbia suonato, resta un mistero.
Ma è sempre meglio del cretino che giorni fa lo scatolone lo ha scagliato direttamente da una parte all’altra del cancello alto due metri e mezzo, sbriciolando sei bottiglie di vino.