Sarà che è il lunedì in cui le teoriche vacanze finiscono, sarà che le teoriche vacanze mi hanno consentito di soffermarmi un po’ di più sul vaniloquio social, sarà che ciclicamente arrivano gocce che mi fanno traboccare il vaso e che un ciclo si chiude proprio oggi, ma su FB, ahinoi fedele specchio del generico essere e sentire, ancora una volta constato soprattutto l’enorme volume di mediocrità di cui, essa circondandoci, siamo parte.
Ovunque, gente paraocchiuta e monomaniacale, che si sveglia con una sola ossessione, vive la giornata in compagnia di quella, si addormenta con quella e magari se la sogna pure. Gente che non sa pensare ad altro e si fa a tal punto condizionare dall’idea fissa da trasformarsi in una macchietta, in un disco rotto, in un militante inconsapevole.
La cosa più deprimente è che ciò provoca e poi diventa sintomo della più assoluta incapacità di un giudizio autonomo o proprio, di un dubbio, di un però, di un forse.
Tutti leggono a un solo libro, quello che dice loro solo ciò che vogliono leggere, tanto per poter dire che trovano conferme a ciò che si illudono di pensare in autonomia.
I pochi che non si adeguano vengono dileggiati e messi ai margini, in quanto diversi, non conformi, non ascrivibili a una delle due sole categorie ammesse: “noi” e “loro”.
E così il presunto social si trasforma paradossalmente in un insieme di gruppi chiusi fatti da gente che non si parla, non si ascolta, non si scambia niente se non ciò che già condivide.
Tristezza infinita e voglia di divorzio dal sistema. Anzi, voglia di lanciafiamme.