Giorni fa avvertivo un vicino di non lasciare nulla in giro, nemmeno di modesto valore e nemmeno nei campi, perché qui in campagna, sottolineavo, “rubano tutto”. Ove “tutto” era ovviamente un modo di dire e non certo un “tutto” letterale.
Ebbene, mi sbagliavo.
L’altroieri avevo piazzato a bordo strada, per segnalare un tombino pericoloso per chi fa manovra, un ceppo di legno vecchio e marcio.
Talmente vecchio e marcio che, se non fosse stato messo in quel preciso punto, si sarebbe potuto facilmente pensare che qualcuno l’avesse buttato lì per sbarazzarsene alla chetichella.
Ecco: non ci crederete, ma stamattina è sparito. Scomparso. Volatilizzato. Praticamente rubato. Trenta chili di legnaccio putrido che va in pezzi preso da qualcuno e portato via.
Intendiamoci: ho guardato bene intorno e non è che sia stato nascosto, gettato lontano, rimosso, fatto a pezzi. No, è stato proprio rubato.
A riprova che la gente, oltre che disonesta, è mentecatta.
In questa mortificante vicenda, oltre al lato misero, c’è però anche quello comico: il furto infatti è avvenuto a tre-metri-tre dall’occhio vigile, oltretutto evidentissimo e annunciatissimo (“area videosorvegliata”), della solita telecamera.
Quindi conosco alla perfezione viso, auto e targa del ladro di ceppi.
Hai capito, imbecille?
E siccome, essendo tu appunto imbecille, dopo aver letto questo post non avrai certo l’acume di rimettere a posto il maltolto e chiuderla lì, ora mi diverto io.
